[Recensione] Cento giorni di felicità di Fausto Brizzi

Buongiorno e buon inizio di settimana!

Tra allergie e stanchezza, oggi sono davvero un piccolo catorcio! Sono tre giorni che non mi fermo, presa da tanti eventi che ho adorato, ma alla fine la stanchezza si fa sentire e forse forse un po’ di riposo è d’obbligo!
Oggi mi dedicherò alla lettura (e sono sicura che lo finirò) di un libro che sto amando e che spero di far rientrare nelle letture di aprile, ma intanto spero vi godrete la recensione di un libro inaspettato.
Perché inaspettato? Perché ho visto Cento giorni di felicità in libreria per tanto tanto tempo, eppure sono riuscita a leggerlo solo in questi giorni, anni dopo la sua pubblicazione, quindi oggi vi parlerò della storia di Lucio e dell’amico Fritz, narrata da Fausto Brizzi.

Cento giorni di felicità
Fausto Brizzi
Einaudi
Prezzo: 14.00 €
eBook: 7.99 €

Trama: Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l’ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, “l’amico Fritz”. Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa più difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, “la più perduta delle giornate è quella in cui non si è riso”.

Il mio nome proprio è Lucio che, nella hit-parafe dei nomi brutti, si piazza al settimo posto assoluto dopo Pino, Rocco, Furio, Ruggero, Gino e l’inarrivabile Gennaro. Mia madre era una fan del buon Battisti che in quegli anni intonava dai juke-box La Canzone del sole e così ecco scelto il mio autografo per sempre: Lucio Battistini. […] Immaginate un ragazzino degli anni Settanta, cicciabomba brufoloso con occhialoni talpati, quasi omonimo del più famoso cantautore italiano e, confessate, anche voi mi avreste preso per il culo.

Cento giorni di felicità inizia così, con Lucio Battistini che si presenta attraverso i tre giorni più importanti della sua vita: il suo concepimento, la proposta di matrimonio a Paola e il giorno della sua morte.
Dopo tre pagine, o anche dalla trama, si sa subito la triste verità: Lucio morirà perché ha un tumore, l’amico Fritz, che da un po’ di tempo ha iniziato a crescere nel suo corpo, ignorato dallo stesso Lucio che per mesi ha sottovalutato i sintomi senza mai collegarli tra loro. È una diagnosi che non lascia scampo, con le analisi che ogni volta danno ragione ai dottori e non alla voglia di vivere, e allora Lucio decide che deve godersi i suoi ultimi cento giorni, perché ha solo una grande fortuna: lui può scegliere il giorno della sua morte.

Ho capito ormai che il tumore ha qualcosa in comune con i funerali. Tutti vengono a porgere le condoglianze. Solo che, non essendo l’interessato ancora deceduto, invece di porgerle alla vedova o ai parenti, le porgono direttamente al futuro caro estinto.

Lucio parte con un conto alla rovescia e per ogni giorno ci racconta le sue avventure, le sue speranze e la vita che scopre di aver ignorato per tanto tempo. E quasi ogni giornata inizia con una ciambella, quelle con lo zucchero che prepara il suocero nella sua pasticceria, fritte e cariche di dolcezza.
La narrazione in prima persona ci permette di entrare totalmente nella vita di Lucio e soprattutto ci permette di osservarla con i suoi stessi occhi, apprezzando i momenti carichi di euforia e anche quelli più difficili.

Scopriamo il ruolo di ogni personaggio nella vita del protagonista, gli amici di una vita, il suocero che ricorda tantissimo un classico romano col sorriso, i figli e poi la moglie, Paola, che per tutta la durata del romanzo non sono riuscita a perdonare. Lei è la persona per la quale non sono riuscita a provare empatia, anzi ho avvertito davvero un grande fastidio nei suoi confronti, forse perché vederla con gli occhi di un malato terminale non è stato semplice.

Questo è sicuramente un libro difficile da recensire, perché l’autore riesce a scrivere la storia di Lucio alternando momenti di crollo psicologico a momenti di ironia ed euforia, tuttavia non si può dimenticare che ogni giorno fa parte di un conto alla rovescia, quindi alla fine di un capitolo ci si rende conto che il senso di angoscia non ci abbandona e resta fermo lì, piantato tra lo stomaco e il cuore.

È la storia di un uomo che cerca di vivere intensamente i suoi ultimi giorni, facendoci capire quante giornate buttiamo al vento o sprechiamo con inutili problemi che magari si possono risolvere con un sorriso o semplici gesti.
È un libro che ha bisogno di tanti, tantissimi segnapagina perché ogni riga, ogni riflessione la vorrete ricordare e rileggere. È un libro che porta a riflettere tantissimo senza però essere pesante, anzi si legge in pochissimo tempo, si apprezza in ogni sfaccettatura e nonostante si affronti un argomento delicato come il suicidio assistito, non si può non fare il tifo per Lucio, per i suoi buoni propositi e per i suoi ultimi giorni.

L’ultima parte del libro è quella che emotivamente tende a devastare di più. La lacrima potrebbe uscire facilmente, ma vi garantisco che arriverete soddisfatti fino all’ultima pagina. Sarete spettatori della vita, non della morte, e chiuderete il libro con il sorriso e gli occhi lucidi.

Voi avete già letto questo libro? Se non l’avete fatto, vi invito a farlo! È sicuramente una lettura che porterete nel cuore e che vi farà riflettere tantissimo, e alla fine… al diavolo l’amico Fritz!

Scheggia

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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