Buongiorno (o meglio, buon pranzo?) Lettori!
È arrivato un po’ di freddo ma io continuo a resistere con le magliette a maniche corte, anche se ho iniziato a comprare qualche bel vestito per questo periodo e che penso metterò anche in inverno. In questi giorni ho letto lentamente, ma ho avuto la compagnia di un ottimo libro con una storia cruda e potente. Ho letto I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead, edito Mondadori, un libro che da subito vi consiglio se amate leggere di diritti civili, segregazione razziale e delle condizioni dei giovani americani di colore negli anni ’60.
I ragazzi della Nickel
Colson Whitehead
Mondadori
Prezzo: 18.50
eBook: 9.99 €
Trama: Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche nell’enclave nera di Frenchtown (Tallahassee) ed Elwood Curtis, un ragazzino abbandonato dai genitori e cresciuto dalla nonna, assimila tutte le massime e gli insegnamenti di Martin Luther King. Pieno di talento e molto coscienzioso, sta per iniziare a frequentare il college del posto, quando incautamente accetta un passaggio in auto. Ma per un ragazzo nero dei primi anni Sessanta, anche l’errore più innocente può rivelarsi fatale. Elwood viene spedito in un riformatorio chiamato Nickel Academy, la cui missione è provvedere a un’educazione fisica, intellettuale e morale così che il piccolo delinquente possa diventare un uomo onesto e rispettabile. Questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio labirinto degli orrori.
Non si può parlare alla leggera di questo romanzo, un volume piccolo e potente, in grado di portarci nell’America cattiva, quella che ci si augura abbia smesso di esistere. Colson Whitehead, autore di La ferrovia sotterranea (lo recupererò a breve), affronta temi importanti e delicati, come la segregazione razziale, ci parla di diritti civili e ci fa scoprire quanto il pregiudizio possa distruggere la vita di una persona.
Elwood Curtis lo sa che la vita da nero non è semplice, eppure ha fiducia nel futuro, in Martin Luther King e nei suoi discorsi, crede alla sentenza Brown v. Board of education e spera di studiare e andare al college.
Il problema di Elwood è l’America, con le sue convinzioni, con la certezza che su una macchina rubata, tra l’uomo bianco e il ragazzo nero, sia proprio quest’ultimo il criminale. Un furto non commesso e poca importa al giudice: la sentenza lo spedisce alla Nickel Academy.
La forza di questo libro è proprio nella narrazione, non tanto nei personaggi che forse ci si aspetta, dall’amico e spalla per sopravvivere, ai classici cattivi, che ricorrono ad abusi di ogni tipo per annientare i ragazzi del riformatorio.
Ho apprezzato in particolare modo lo stile di questo autore, il non perdersi in scene che il lettore non fatica ad immaginare, in situazioni che spesso si possono dedurre o comunque spiegare con poco. Less is more, così si dice, e questo credo sia un ottimo esempio.
Poco più di 200 pagine, eppure c’è una concentrazione di fatti che rendono il lettore sazio e appagato alla fine di questa lettura.
Elwood è un bravo ragazzo, eppure anche lui un po’ viene contaminato dall’esperienza dentro la Nickel, un luogo dove la Casa Bianca non è la dimora del presidente e le leggende sulle fughe si rincorrono e sovrastano negli anni.
La riflessione, alla fine di questo libro, è d’obbligo. Una scuola, un riformatorio, che dovrebbe aiutare i ragazzi in difficoltà risulta un vero inferno, un luogo di annientamento totale in un paese di sentenze e bei discorsi, di boicottaggi e luoghi destinati solo ad alcuni.
È un pugno allo stomaco, un libro che si legge lentamente perché bisogna assorbire le parole e cercare di comprendere laddove il buonsenso sia totalmente assente.
Parliamo degli anni ’60, anni non così lontani da noi, gli anni dei nostri genitori e dell’idealismo; Colson Whitead prende quegli anni e li mette sotto una luce diversa, quella destinata a illuminare angoli bui della storia, quando la pelle nera era un marchio indelebile che ti precludeva la libertà.
Ma quei tempi sono davvero finiti?
Un libro che dovete leggere e non prendere alla leggera. Una storia potente nel suo narrare qualcosa che forse non è accaduto o forse si, semplicemente con altri nomi, altri luoghi e un’altra storia.
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Bella recensione!
Grazie ❤️