[Recensione] Il destino di una famiglia di Marie Lamballe

Buongiorno Lettori!

In questo periodo sto pubblicando poche recensioni, ma il motivo è semplice: sto leggendo di meno. Libri brutti? No. Semplicemente ho avuto meno tempo, ma soprattutto sono un po’ stanca e spero di utilizzare queste vacanze natalizie per riprendermi.
Sicuramente la compagnia di libri belli ha aiutato, anche se ho scoperto di essere una persona che, dopo qualche giorno, fatica a leggere lo stesso libro. Ho la necessità di leggere con continuità e finire il tutto in breve tempo, altrimenti si trascina e rischio di non godermi la lettura.
Dopo queste chiacchiere, oggi sul blog vi parlo di un libro che mi arrivato da Rizzoli, che ringrazio per la copia, e che affronta la vita di una famiglia negli ultimi mesi della guerra in Germania, nel 1945. Il libro è Il destino di una famiglia di Marie Lamballe ed è il primo dei romanzi del Cafè Engel; al momento all’estero sono usciti tre romanzi di questa serie e non so se sia terminata o meno.

Il destino di una famiglia, Marie Lamballe, Café Engel, Rizzoli, Figlie di una nuova era, Carmen Korn, Seconda guerra mondiale, occupazione, 1945, GermaniaIl destino di una famiglia
Marie Lamballe
Rizzoli
Prezzo: 19.50 €
eBook: 9.99 €

Trama: Wiesbaden, 1945. La guerra è agli sgoccioli, e quando Hilde Koch riemerge dal rifugio antiaereo dopo l’ultimo, devastante bombardamento che ha messo in ginocchio la sua città, stenta a credere alla sua fortuna: il Café Engel è ancora lì al suo posto, un po’ ammaccato ma è lì, come se un miracolo avesse voluto salvare dalla distruzione la caffetteria dei suoi genitori, quel posto a un passo dal Teatro dell’Opera da sempre pieno di vita, frequentato da cantanti, attori, musicisti, direttori d’orchestra. E allora contro ogni buon senso, perché ora, nella Germania sconfitta e occupata dagli americani, è persino difficile trovare la polvere di caffè, la giovane Hilde si mette in testa di riaprire il locale. Per trasformarlo, in mezzo a tutta quella desolazione, in un’isola di speranza. Perché tutti, lì, di speranza hanno bisogno, a cominciare da lei che è rimasta sola dopo la partenza del soldato francese da cui aspetta un figlio. È un microcosmo straordinario, il Café Engel, una casa ritrovata per chi ha perso quasi tutto – che sia un tetto, o una gamba, o il senso del futuro. Come ogni casa è attraversata da risate improvvise, e un attimo dopo adombrata dalle sofferenze che non si riesce più a nascondere. Ma è pur sempre un approdo, nel deserto lasciato dalle macerie di questa cittadina di provincia; e verso le sue finestre illuminate, come attirati da una calda promessa che possa lenire l’orrore visto e scampato, si incamminano in tanti.

Divisore Scheggia

Caffè appena macinato, vaniglia, mandorle amare, cioccolato, l’aroma del kirsch e del cognac e si, perfino quello dei giornali del fumo di sigaretta… tutto questo concorre a creare un miscuglio delizioso, vivo, che contraddistingue il Café Engel.

Hilde Koch è solo un’adolescente quando ci viene presentata nella splendida cornice del Café Engel, un luogo che permette agli artisti di stare in compagnia, di mangiare buon cibo e godersi un’atmosfera di gioia. È il 1935, i nazisti sono già al potere e per gli ebrei come Eddi Graff si mette male, eppure Hilde vive nella spensieratezza della sua età, tutto il contrario di Louise, che cerca di trarre il più possibile dalla sua vita e dalla sua condizione.

Eppure Marie Lamballe decide di non parlarci di quegli anni, bensì del 1945, quando la Germania deve solo accettare la sconfitta e inizia a mandare ogni uomo al fronte, fregandosene delle famiglie e degli immensi danni; si cerca di vincere una guerra che ormai è persa, eppure questo non risparmia la famiglia Koch: Heinz e i suoi due figli vengono arruolati e toccherà a Hilde e Else pensare al Café Engel, ma soprattutto starà a ognuno di loro cercare di sopravvivere.

Il 1945 non è un anno facile. La guerra continua al fronte, le bombe cadono ovunque, le sirene suonano in continuazione, i viveri scarseggiano, il morale è sotto i piedi.
In questa cornice non proprio idilliaca, Hilde ha un’idea: riaprire il Café Engel.
Convinta la madre, inizialmente stupita da questa sciocca idea, Hilde si da da fare per riaprire, per reperire qualche bene, per non pensare a Jean Jacques e ai guai che potrebbe passare; cerca di sopravvivere non solo agli Storbeck, convinti nazisti e delatori, ma cerca anche di riportare un po’ di splendore in quel posto che è stato cornice della sua infanzia.

Il libro non punta l’attenzione solo su Hilde, eppure è lei che mi ha presa più di tutti. I vari capitoli sono dedicati ai personaggi più importanti di questa storia, legati al café Engel in un modo o nell’altro: Jean Jacques, prigioniero francese che è fuggito nella notte; Louisa, giovane donna che scappa con la madre prima dell’arrivo dei russi; Heinz, padre di Hilde, che cerca di sopravvivere in una guerra che l’ha arruolato da pochi mesi; Julia, ebrea nascosta dai Koch e che rischia d’impazzire dopo anni passati a nascondersi.

Sono personaggi che sicuramente vengono ben approfonditi, ma in alcuni casi mal sfruttati.
Più di tutti, Julia è quella che soffre in questa narrazione: non si scosta mai dal suo ruolo di sarta e di perenne indecisa nei confronti di Addi. Sicuramente è un personaggio che, per il suo background, avrebbe potuto dare davvero tanto di più. Gesti importanti, condivisibili o meno, ma la sua presenza si limita a pochi capitoli e solo come sfondo a situazioni più grandi.

Hilde e Louisa sono i personaggi che più emergono in questo 1945 che le vede protagoniste e rivali, alla ricerca di accettazione e indipendenza, famiglia e riconoscimenti.
La paura dell’arrivo dei russi, l’incertezza dell’occupazione… fa tutto da sfondo e permette al loro carattere di emergere: c’è forza in queste donne che fuggono e si rialzano, che affrontano i fantasmi del passato e cercano di riemergere da una drammatica situazione.

Tra tutte le storie che ci vengono raccontate, quella più assurda e che mi è piaciuta di meno è quella di Jean Jacques; l’ho trovata quasi sciocca, quasi quanto il personaggio, tanto che avrei preferito anche un finale diverso. Ho provato poca empatia per questo ex militare privo di spina dorsale, un sempliciotto che non sa esprimere la propria opinione e non tira mai fuori il suo carattere. Sparisce di fronte al piglio deciso di Hilde, tanto da dimenticarmi spesso di lui quando si parla di altri.

Lo stile del romanzo è molto fluido, scorre e si legge con piacere. Ricorda molto Figlie di una nuova era di Carmen Korn e sono sicura che potrebbe piacere a coloro che hanno amato e stanno amando quella serie; i capitoli non sono molti lunghi e si concentrano sempre in un periodo di tempo o in un luogo che ci viene specificato all’inizio.
Ho trovato solo una cosa che ha appesantito un po’ la lettura, ovvero i salti temporali tra i capitoli, infatti troviamo, ad esempio, un capitolo che parla di Julia nel giugno 1945 e quello dopo dedicato a Jean Jacques nel febbraio del 1945. Avrei preferito una continuità temporale, così da non perdere a volte il filo logico degli eventi.

Nel complesso è un libro bello, con alcune pecche nella parte finale, a tratti troppo sbrigativa e forse troppo semplicistica: troppe risoluzioni nelle ultime pagine, troppe cose che si sistemano in breve. Si perde la complessità dell’inizio, la profondità dei personaggi. Mi è dispiaciuto che si sia approfondita poco tutta la parte con gli americani, ma i piani dell’autrice, a quanto pare, sono altri.
Quello che emerge con forza, da tutta la narrazione, è quanto la guerra cambi l’animo umano: nessuno torna davvero intero, mutilato a volte nel corpo e sicuramente nella spirito.

Un libro che mi ha davvero convinta. Una serie che spero di continuare a breve, infatti spero che la Rizzoli traduca presto gli altri, anche perché io il tedesco non lo capisco eh!
Ringrazio ancora la casa editrice per la copia!

Scheggia

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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