Buongiorno Lettori!
Sono finite le feste e si ritorna anche a un po’ di normalità, magari riprendendo a mangiare più sano (o almeno far finta) oltre a riprendere la classica quotidianità, tra lavoro, figli, scuola e tutto ciò che può derivarne (ma non disperiamo! Tra due giorni è sabato!).
Oggi voglio anche parlarvi di un libro particolare. Esce oggi in libreria Il guardiano della collina dei ciliegi di Franco Faggiani e ho avuto l’occasione di leggerlo grazie a Fazi Editore, che mi ha fornito la copia digitale. È il primo libro che leggo di questo autore e devo dire che sono rimasta piacevolmente stupita.
Il guardiano della collina dei ciliegi
Franco Faggiani
Fazi Editore
Prezzo: 16.00 €
eBook: 5.99 €
Trama: “Il guardiano della collina dei ciliegi”, ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi. Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l’estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l’imperatore alla guida del Paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga. Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell’imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi.
Raccontare la storia di un uomo non è mai facile, soprattutto quando la sua intera vita sembra avvolta nel mistero. Shizo Kanakuri è solo un ragazzo quando viene mandato a rappresentare il Giappone, insieme ad un altro atleta, alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912.
Sostenuto dall’imperatore stesso e da Jigoro Kano, il suo allenatore, Shizo si ritrova ad affrontare un interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, meta dei Giochi Olimpici che in realtà sono solo una scusa per intessere rapporti diplomatici tra nazioni.
Dimenticate i Giochi che vedete adesso in tv. Scarsa cronaca e attenzione verso le gare, scarsa tutela degli atleti: Shizo commetterà l’errore di fermarsi a bere, a soli sette chilometri dal traguardo e sparirà. Una maratona assurda, quella affrontata da lui e i suoi compagni, dove morirà anche un atleta portoghese, Francisco Làzaro.
Faggiani ci porta alla scoperta di Shizo Kanakuri e lo fa con le parole dell’atleta, che racconta in prima persona tratti della sua infanzia, tratti della sua adolescenza, parlando di come nasca involontariamente la sua passione per la corsa, fino all’università, gli allenamenti e le Olimpiadi.
Si mischia finzione e realtà, poiché Faggiani ammette di aver immaginato la vita di Kanakuri nel post Olimpiadi, essendoci poche informazioni su di lui. Lo fa viaggiare fino a farlo approdare a Rausu, con quell’immensa e maestosa collina di ciliegi, della quale diventerà guardiano.
Il racconto è fluido, scorre e si avverte, nelle parole di Shizo, un’atmosfera quasi mistica, dovuta probabilmente alla maestosità degli alberi di ciliegio, alla sua devozione verso quel lavoro, che sembra mascherare e compensare la sua vita di solitudine.
Io, Yuki Kahida – così mi ero presentato alla signora Okamoto e agli abitanti di Rausu – dovevo portare rispetto ai sacri yamakazura. Perché erano sacri e io ero il loro custode. E custodire era un lavoro molto importante, perché implicava responsabilità, dedizione e cura.
Shizo incarna l’idea dell’uomo giapponese, ligio e severo, dedito al lavoro, preoccupato del suo onore, tanto da volersi togliere la vita dopo l’insuccesso sportivo.
La narrazione in prima persona aiuta tantissimo ad immedesimarsi nel protagonista, lasciandoci affrontare con lui tutto il suo dolore, tutta la sua delusione, fino a quel fatidico momento che lo spingerà a tagliare il traguardo di Stoccolma, lasciato incompiuto più di cinquant’anni prima.
È un libro che si legge con piacere e che ci porta alla scoperta di un uomo a noi sconosciuto, raccontandoci la sua vita, mischiando finzione e realtà in un’esistenza non facile per lui. Sicuramente un ottimo libro che secondo me soffre solo in alcuni punti in cui il protagonista divaga un po’, dilungandosi su particolari che a tratti appesantiscono un la lettura. Nel complesso è un ottimo libro, interessante e che mi spinge a leggere anche il precedente lavoro di questo autore.
Una storia insolita che vi consiglio di leggere. Faggiani, con questo piccolo libro, ci regala una storia complessa e piena di significato, nella quale davvero non è mai troppo tardi.
Da oggi in libreria!
Mi incuriosisce molto. Lo leggerò.
Molto molto carino! Ti rilassa proprio!