[Recensione] Il mio nome è Lily di Erin Stewart

Buongiorno Lettori!

È stata una lunga pausa, lo so, ma ho avuto un bel po’ di impegni ed è stato difficile trovare un po’ di tempo per fermarmi al computer per scrivere. Oggi però voglio parlarvi di Il mio nome è Lily, il nuovo libro di Erin Stewart, che dopo aver raccontato la storia di Ava, torna con questo romanzo per raccontarci la storia di Lily e una miriade di temi importanti ed estremamente attuali. Ringrazio la Garzanti per la copia.

Il mio nome è Lily, Erin Stewart, Garzanti, Io sono Ava, Young adult, libri per ragazzi, frigger warning, autolesionismo, salute mentale, suicidio, bipolarismo, ansia, college, scuole, primo amoreIl mio nome è Lily
Erin Stewart
Garzanti
Prezzo: 16.00€
eBook: 8.99€

Trama: La sedicenne Lily Larkin avrebbe molte cose da dire, ma trattiene le parole dentro di sé. Da quando sua sorella maggiore Alice è stata ricoverata in ospedale, su di lei sono ricadute le responsabilità di casa e scuola. Sente il dovere di essere la figlia perfetta e felice. Ma ora, dopo mesi, Alice sta per tornare e Lily ha paura. Paura di sbagliare, di urlare, di ribellarsi. Per non perdere il controllo, comincia a compilare liste e ad appuntarsi parole in latino su un quaderno. Come se non bastasse, le viene affidato un progetto scolastico da svolgere insieme a Micah, il nuovo arrivato, additato come «pazzo» dai compagni. È l’ultima cosa che avrebbe voluto. Ma forse è proprio l’amicizia con Micah che potrà aiutarla: grazie a lui, Lily impara che può scacciare le ansie scrivendo poesie sui muri. Forse questa è la risposta giusta al bisogno impellente di far scoppiare la bolla che si è costruita intorno. Forse la soluzione non è vivere la vita perfetta, ma accettare di essere fragili e perciò speciali. Insieme all’amico, Lily è pronta a riscrivere la sua storia. Per mesi Io sono Ava è stato l’esordio per ragazzi più venduto in Italia, conquistando le classifiche e i lettori. Erin Stewart torna in libreria con una storia altrettanto emozionante che racconta il mondo dei giovani, pieni di insicurezze e soffocati dalle aspettative degli adulti. Con grande empatia, l’autrice ci invita a prendere una penna e scrivere i nostri sentimenti. Perché, per essere liberi e felici, è importante ascoltarli, senza nasconderli.

Divisore Scheggia

Sono una delle poche persone che non ha apprezzato Io sono Ava, un libro che ho rimosso dalla memoria e che non mi ha fatto provare la minima emozione, però ero curiosa di leggere il nuovo libro di Erin Stewart, che stavolta decide di affrontare il tema della sanità mentale e delle infinite sfaccettature che rendono unico ogni essere umano.

La protagonista è Lily, un’adolescente che lavora duramente a scuola per raggiungere eccellenti risultati, nella speranza di andare a Berkeley e che una sera trova sua sorella Alice in bagno, con il sangue che esce dalle braccia.
Un evento che scuote nel profondo Lily, che inizia a soffrire d’ansia e adotta comportamenti ossessivo compulsivi, facendosi carico di tutti i problemi della sua famiglia, che preoccupandosi della salute della figlia maggiore, non riesce a comprendere il reale malessere di Lily.

Questo è un libro estremamente complesso perché decide di affrontare temi fin troppo bistrattati, considerati secondari e di facile risoluzione perché non si vedono, perché quando spieghi che soffri d’ansia, spesso le persone ti rispondono “Esci che ti passa” (che se fosse così facile, imbecille, uno non ci proverebbe?); oppure se hai comportamenti ossessivi compulsivi, con ripetizione dei gesti, trovi sempre il genio che ti risponde “Ma tu ti devi sforzare di non farlo, dai retta a me!” (potrebbe essere lo stesso imbecille di sopra, che dopo aver letto un articolo su Donna Più, basato sull’esperienza di Giovanna, tronista, attrice e influencer che racconta come si obbliga a non fare certe cose, si sente pronto a fare comizi al bar e a risolvere i problemi altrui. Spoiler: non funziona).

Ok. Smetto di sfogarmi.

«Vuoi sentire una cosa malata? Mi capita di pensare che preferirei avere, tipo, non so, un tumore. Insomma, chi si augura di avere un tumore?»
«È veramente una cosa malata», replico io. «Però mi è chiaro quello che intendi. Un tumore la gente lo capisce. Porta del cibo quando ti viene a trovare, prepara torte per raccogliere fondi e ti raccomanda di essere forte.» Sollevo il bicchierino delle pillole. «Invece nessuno sa cosa dire in una situazione come questa.»

In questa storia si intrecciano diverse situazioni: quella di Alice, di Lily, di Micah, delle famiglie che sono alle spalle di questi ragazzi e della scuola che si dimostra incapace di supportare e tutelare i suoi studenti.
È un libro narrato in prima persona e ho trovato questa scelta estremamente giusta, perché si entra nella testa di Lily e si capiscono i suoi turbamenti e le sue difficoltà, come come i primi sentimenti che inizia a provare nei confronti di Micah, il ragazzo che la capisce e che sa cosa significhi affrontare determinati problemi.

La vastità dei temi che la Stewart propone però causa anche un effetto dispersivo, non permettendo al lettore di approfondire qualcosa e lasciandolo vagare alla cieca, alla ricerca di una spiegazione; se da una parte questa scelta può esser dettata dal target di riferimento della storia e dalla voglia di non confondere il lettore con termini difficili, dall’altra si mettono in campo troppe situazioni che poi vengono liquidate in fretta o non spiegate bene.
Il disturbo di Alice, ad esempio, viene raccontato in maniera fin troppo semplice e trattato in modo banale dai genitori; poi ammetto di non sapere quali siano i protocolli in America, ma si evince un totale abbandono da parte degli esperti e zero supporto alle famiglie che affrontano questi eventi.

La Stewart vuole far passare un bel messaggio: chi soffre d’ansia non è rotto, non è da aggiustare e chiedere aiuto per stare meglio non deve far vergognare, perché deve vergognarsi chi offende, chi declina alla pazzia queste situazioni, risultando oltretutto offensivo, chi ride di fronte ai farmaci. Non è la persona che soffre d’ansia a doversi vergognare.
Da questa storia emerge anche l’incapacità dei docenti di riconoscere i problemi degli studenti, della scuola stessa che non tutela i suoi ragazzi e tende a incasellarli senza possibilità di riscatto, manca il supporto e il dialogo, con una comunicazione inesistente, tant’è che l’unica che sembra voglia aiutare Lily emerge con tanto di beatificazione.

Questo è un libro che si legge con piacere e facilmente, sicuramente adatto agli adolescenti e con una scrittura davvero piacevole; alcune scelte grafiche permettono di comprendere davvero il viaggio che il cervello compie quando si soffre d’ansia.
La storia tra Lily e Micah l’ho apprezzata perché si capisce quanto sia importante e normale questo legame per una ragazza che è impegnata solo a dare il massimo.

Non mi sono piaciute però alcune vicende fin troppo assurde: ragazzi che si intrufolano a scuola senza problemi, che escono di casa tutte le notti senza farsi scoprire, genitori che non se ne accorgono, a lungo andare mi è sembrato tutto eccessivo.

È comunque un libro che mi sento di consigliare e che nonostante affronti delicati temi come il suicidio e l’autolesionismo, può essere un valido supporto per far capire a chi lo legge che si può soffrire d’ansia, che non bisogna vergognarsi e che chiedere aiuto non deve spaventare.
La vostra salute mentale è importante e non permettete a nessuno di sminuire quello che sentite.

Qualcosa durante la lettura ha scricchiolato, ma date una possibilità a Il mio nome è Lily.

Scheggia

 

Cartaceo eBook

 

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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