[Recensione] La ragazza dei girasoli di Hazel Gaynor

Buon pomeriggio  Lettori!

In questo periodo sto leggendo molti libri ambientati tra Cina e Giappone e anche oggi vi parlerò di un libro ambientato in quelle zone, partendo dalla Chefoo school, una scuola per figli di missionari e che nel dicembre del ’41 si ritroverà sotto il controllo dell’esercito giapponese. Oggi vi parlerò di La ragazza dei girasoli di Hazel Gaynor, edito Tre60 che ringrazio per la copia.

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Hazel Gaynor
Tre60
Prezzo: 16.90 €
eBook: 7.99 €

Trama: Cina, dicembre 1941. Dopo aver lasciato l’Inghilterra per lavorare come insegnante alla scuola missionaria inglese di Chefoo, nel nord della Cina, Elspeth Kent decide di tornare in patria per dare il proprio contributo allo sforzo bellico. Ma mentre si prepara a lasciare la Cina, il destino sembra avere altri piani per lei e per i suoi studenti…
Nancy Plummer ha dieci anni e si è sempre sentita al sicuro alla scuola missionaria di Chefoo, protetta dal suo status britannico. Ma quando il Giappone dichiara guerra alla Gran Bretagna e all’America, le forze giapponesi prendono il controllo della scuola, e la sicurezza e le comodità di ogni giorno sono improvvisamente sostituite da privazioni, incertezza e paura. Separati dai loro cari, gli studenti vengono condotti insieme agli insegnanti nel centro di detenzione di Weihsien, dove devono far fronte a condizioni di vita disperate. In una lotta quotidiana per la sopravvivenza, contro la fame, la malattia e la violenza, solo grazie alla guida di Miss Kent, sempre pronta a infondere loro fiducia e coraggio, Nancy e gli altri ragazzi troveranno la forza e la determinazione di resistere, nella speranza di un’imminente liberazione…

Divisore Scheggia

Che cosa avrebbe significato la dichiarazione di guerra per quelle ragazzine i cui genitori erano già lontani migliaia di chilometri?

Miss Kent insegna alla Chefoo school in Cina e ha preparato la lettera di dimissioni per tornare a casa, in Inghilterra, quando la guerra arriva insieme all’esercito giapponese, che informa alunni e insegnanti del nuovo dominio sul territorio.
È il dicembre del ’41, la seconda guerra mondiale è nel vivo e il Giappone ha appena attaccato Pearl Harbor, dichiarando guerra all’America.

La Chefoo school ospita bambini e ragazzi figli di missionari inglesi, americani e che tuttavia da quel giorno si ritrovano ad essere nemici dell’impero.

Da subito si capisce che la convivenza con il nemico non sarà facile e gli alunni con il personale scolastico si ritroveranno privati di tante cose, dal cibo sempre minore, all’abbandono forzato dei domestici, persone cinesi obbligate dall’impero alla povertà, a svolgere mestieri sempre più duri e umilianti.

Mentre Miss Kent e le sue tante alunne salutano Shu Lan, Wei Huan e si preparano a vivere questo cambiamento, le guardie giapponesi incutono timore, soprattutto una di loro – Trouble – che sembra deciso a tormentare l’insegnante.

In questo libro c’è davvero tanto, narrato da due punti di vista: quello di Miss Kent, l’insegnante, e quello di Nancy, un’alunna che vorrebbe solo rivedere la madre e che s’impegna per diventare una brava Guida, insieme alle sue amiche.

Nonostante le molte cose che non riuscii a capire quella mattina, sapevo con assoluta certezza che in quei pochi terribili minuti tutto era cambiato. Non importava che fossimo una scuola missionaria cristiana, o che i nostri padri fossero uomini rispettabili e le nostre madri signore ben vestite. La professione dei nostri genitori, le nostre belle case e gli abiti eleganti, la lingua che parlavamo e il colore della pelle non facevano alcuna differenza. Eravamo in guerra. Cinesi, britannici, americani, olandesi – eravamo tutti uguali.
Eravamo il nemico.

Il doppio POV aiuta tantissimo perché permette di osservare la guerra dal punto di vista di una bambina, che soffre la fame, la mancanza dei genitori e cerca comunque di non scoraggiarsi, e poi c’è lo sguardo di un’adulta, Miss Kent, che insieme agli altri insegnanti cercano di proteggere gli alunni, soprattutto le ragazze, terrorizzati da quello che i soldati potrebbero far loro.

Ho letto questo libro molto lentamente, nonostante sia scorrevole, perché ha subìto una battuta d’arresto con il primo trasferimento a Temple Hill, per poi riprendersi del tutto quando si arriva a parlare del campo di detenzione di Weihsien.

Sapevo poco di questi centri di detenzione e questo libro riesce a raccontare anche i fatti molto brutti senza approfondire, lasciando intendere al lettore senza però aggiungere minuziosi dettagli.

I personaggi sono davvero ben caratterizzati ed è evidente anche la crescita personale; si riesce a percepire il cambio d’umore e la voglia di essere liberi. Emerge la disperazione, la certezza di non uscirne più e la voglia che la guerra finisca.

C’è l’aiuto tra i detenuti, il desiderio di evadere e le conseguenze di determinate azioni e poi ci sono i drammi quotidiani, dovuti alla mancanza d’igiene, alla carenza di nutrienti, allo sviluppo ritardato, al bisogno di proteggere i più deboli.

La narrazione s’incrocia anche con la vita di personaggi realmente esistiti, come Eric Liddel, campione olimpionico e missionario, chiamato nel libro “Zio Eric”.

Questa storia regala tantissime emozioni e drammi e permette di conoscere com’era la situazione dei prigionieri in mano ai giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
Sicuramente nel libro la storia è resa più tranquilla e magari edulcorata, ma rende bene l’idea della situazione dei prigionieri e anche di alcuni soldati.

Davvero una bella lettura!

Questo libro mi è piaciuto molto! Leggetelo e non ve ne pentirete!

Scheggia

 

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Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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