Buongiorno Lettori!
Torno su questo blog dopo un bel po’ perché ho avuto un po’ di cose da fare, tipo sposarmi! Tra lo stress della preparazione e mille cose da fare, sono anche riuscita a leggere un po’ e oggi voglio parlarvi di un libro che mi è piaciuto e che tuttavia ha perso qualcosa sul finale. Il libro è L’ultima volta che siamo stati bambini di Fabio Bartolomei, edizioni e/o che ringrazio per la copia.
L’ultima volta che siamo stati bambini
Fabio Bartolomei
Edizioni e/o
Prezzo: 17.10€
eBook: 9.99€
Trama: Cosimo, Italo e Vanda sono bambini di appena dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate dalla Seconda guerra mondiale. Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico, non hanno dubbi: devono partire per una missione di soccorso. La loro fuga darà il via a una seconda, disperata, missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce. La speranza di raggiungere i piccoli fuggiaschi in poche ore si dimostra fin dall’inizio un imperdonabile errore di calcolo. Equipaggiati con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino, un’amicizia che diventa più forte di giorno in giorno e una misteriosa mappa, Cosimo, Italo e Vanda portano avanti con caparbietà la loro missione, tra avventure spericolate e voglia di libertà pagata a caro prezzo.
Salire di nascosto in terrazza. Aspettare il passaggio di un aereo. Chiedersi dove stia andando. E poi urlare “è un apparecchio nemico!”, puntarlo con un dito e sparare all’impazzata per abbatterlo. Guarda, sogna e distruggi tutto, questo stanno imparando.
Cosimo, Italo e Vanda sono i protagonisti di questa storia, un racconto con i toni delle fiabe, che per certi aspetti mi ha ricordato La vita è bella di Benigni.
Tre bambini del tutto diversi e che adorano giocare: c’è Cosimo, che vive col nonno e il fratello, non ha la madre e il padre è un antifascista lontano da casa. Italo, figlio di un pezzo grosso del partito e con un fratello considerato eroe di guerra. Vanda, una bimba orfana che vive dalle suore e che farebbe di tutto per essere adottata, per trovare una famiglia in grado di amarla.
I tre sono un gruppetto particolare e spesso si unisce a loro Riccardo, un ragazzino misterioso, in grado di essere d’aiuto, sempre con la soluzione pronta.
Eppure un giorno Riccardo sparisce, perché qualcuno l’ha “rubato”, se l’è portato via e non è più tornato.
Dov’è andato? L’hanno messo su un treno. Direzione sconosciuta.
Una direzione che purtroppo noi, che la storia la conosciamo bene, sappiamo essere senza ritorno.
«Ecco cosa succede a dare un’istruzione militare ai bambini. Li vestite da soldato, li fate marciare, gli mettete in mano un fucile di legno e poi vi meravigliate se pensano di essere in grado di salvare un loro amico!».
Quanto ci vorrà per raggiungere il loro amico? Italo ha trovato una mappa che mostra dei binari che arrivano dritti a un campo, la ferrovia è vicino casa loro, quindi basterà seguire i binari e parlare coi tedeschi, che sicuramente si sono sbagliati, Riccardo è solo un bambino.
È una prosa semplice quella di Bartolomei, che consegna al lettore un racconto di formazione, decisamente adatto a un pubblico giovane; non c’è cattiveria o violenza gratuita, ma con poche parole riesce a far comprendere ai tre bambini protagonisti e a chi legge l’immensa tragedia della guerra e dei civili che la combattono o che tremano per le bombe e per i soldati.
Il libro presenta capitoli che alternano la vicenda dei bambini, che nel loro viaggio incontrano diversi aspetti della guerra sotto forma di tragedia umana, come la donna che sta morendo di fame, le armi, la morte, alla viaggio degli adulti che nei giorni di cammino alla ricerca dei tre, prendono coscienza della devastazione e soprattutto Vittorio mette in dubbio tutto il suo percorso.
È un viaggio nella consapevolezza per tutti, per i bambini che giorno dopo giorno diventano grandi, per gli adulti che soffrendo si rendono conto di quanto la guerra stia facendo morire un intero paese.
“Ha ragione” pensa suor Agnese, “è difficile capirci. Passiamo il tempo a preoccuparci che i nostri figli mangino abbastanza, che non prendano freddo e poi scendiamo in piazza a festeggiare l’inizio della guerra”.
«I grandi fanno schifo! Fate tutti schifo! Io non vi do più retta!» dice il bambino prima di scappare via.
Un libro che avrebbe dato molto di più se non fosse stato tutto troppo lineare. L’avventura dei bambini sembra procedere senza forti intoppi; quei problemi che incontrano si risolvono subito. Va bene il modo dei bambini e la loro risoluzione semplicistica, ma nel contesto della guerra riescono a muoversi con troppa libertà e la stessa cosa succede per gli adulti.
Complessivamente però un bel libro, con dei personaggi che crescono e prendono consapevolezza della loro vita e mettono in dubbio tutte le loro certezze.
Dall’epilogo:
TRA LE 2091 PERSONE DI RELIGIONE EBRAICA DEPORTATE DURANTE L’OCCUPAZIONE DI ROMA C’ERANO ANCHE 281 BAMBINI.
NESSUNO DI LORO È TORNATO.
Al cinema è anche uscito il film diretto da Claudio Bisio. Devo dire che mi ispira molto, ma non credo riuscirò ad andare a vederlo in sala.
Buonasera io non sono riuscita a capire il finale del film
Il film ancora devo vederlo quindi non ti saprei dire