[Recensione] Malalai di Ortensia Visconti

Buon pomeriggio Lettori!

Ormai questo blog sta diventando una landa desolata di voti. Perché? Perché anche questa volta vi parlerò di un libro che mi ha deluso, partito con le migliori intenzioni e che si è poi spiaggiato, come un bagnante a riva alle due di pomeriggio.
Insomma, un libro con l’insolazione che si trascina e spera di uscirne bene.

Un paio di mesi fa, prima della chiusura di tutto, mi arrivò un libro da Rizzoli – che ringrazio comunque per la copia – ovvero Malalai di Ortensia Visconti. Un libro che prometteva davvero tanto, in qualche modo mi aspettavo il pugno allo stomaco e invece…

Malalai, Ortensia Visconti, Rizzoli, Afghanistan, Emancipazione femminile, donna, clandestina, rifugiata, romanzo, narrativa italianaMalalai
Ortensia Visconti
Rizzoli
Prezzo: 19.00 €
eBook: 9.99 €

Trama: Una storia al femminile che racconta un Afghanistan inedito attraverso gli occhi di un’eroina indimenticabile. Al largo delle coste italiane, su uno dei barconi che provano ad approdare a vita migliore, c’è Malalai, una ragazza di diciassette anni. È coraggiosa, uno spirito libero. Il suo nome è quello di un’eroina leggendaria e, anche se è nata sotto la guerra civile, nel suo cuore è ancora vivo il ricordo di un Afghanistan diverso, un posto magico in cui il silenzio degli umani lascia spazio all’ombra allungata dei melograni in fiore, al canto degli uccelli nel mercato di Ka Faroshi, alle distese di pistacchi e di asfodeli gialli, alle cime innevate che si intravedono in lontananza. In quel Paese è cresciuta sua madre Bibi: una donna colta, femminista, intraprendente, che girava col volto scoperto e il cranio rasato. Malalai non l’ha mai conosciuta, ma è a lei che pensa ogni volta che ha bisogno di farsi coraggio. Adesso che a Kabul le strade sono piene di cenere e di uomini armati vestiti come corvi, “cattivi come solo in Afghanistan e nelle favole”, di coraggio ne serve tanto. Bisogna fuggire, sottrarsi a un destino segnato. È suo padre a procurarle un nome e un indirizzo: a Roma c’è un vecchio amico, tutti lo chiamano “il maestro”. È l’ultimo legame con il passato, l’ultimo custode della memoria di Bibi. E Malalai deve andare, per sopravvivere.

Divisore Scheggia

La storia di Malalai è una di quelle che potrebbe prenderti al cuore e non lasciarti più. Fino a qualche tempo fa, sarebbe stato sufficiente accendere la tv e sintonizzarsi su un qualsiasi tg per sentir parlare di immigrazione, di barconi affondati, di condizioni disumane, di scafisti e gente abbandonata in mare.
E i commenti sul web avrebbero contribuito ad alimentare polemiche e chissà che altro.
Ecco perché ho avvertito il bisogno di scoprire la storia di Malalai, di questa ragazza raccontata da Ortensia Visconti.

Questo è un libro che alterna il passato e il presente, la vita di Malalai in Afghanistan e quella di questa ragazza che arriva in Italia, che rischia di affogare e si salva solo grazie alla sua intraprendenza e anche a tanta fortuna.
Il problema che emerge subito è proprio nella differenza tra il passato e il presente.
L’infanzia e l’adolescenza di Malalai scorrono e fanno arrabbiare, ti stritolano lo stomaco mentre si legge di tutte le regole che devono rispettare le ragazze, dalla mancanza di istruzione, all’obbligo di sposare anche un anziano sconosciuto. Sono regole che la nostra protagonista vuole infrangere, figlia di una donna, morta a pochi mesi dalla sua nascita, che in un paese avverso al sesso femminile, ha saputo reagire e sfidare ogni convenzione.

Un passato recente e un passato lontano che sono così densi di eventi e personaggi forti, da mettere in ombra tutto il presente di Malalai, che fatica a raccontare la sua vita in Italia, in compagnia del Maestro, combattendo con una crisi identitaria dovuta anche alla sua condizione di clandestina.

E la domanda sorge spontanea: chi è Malalai? È ancora la ragazza cresciuta in Afghanistan? Può ancora abbracciare la sua religione? Può essere una donna nuova senza abbandonare il suo passato?

Dal punto di vista psicologico è un romanzo che offre la possibilità di riflettere su tantissime questioni, come possono essere l’immigrazione, l’integrazione e anche la condizione femminile in alcune zone del mondo. Il problema è che tante volte è proprio la storia che soffre, inizia a trascinarsi nella seconda parte e abbandona un po’ il lettore, gli lascia la mano e lo fa vagare nella vita di una donna che a volte si fatica a capire.

Credo che l’elemento più destabilizzante sia stato proprio il Maestro, una figura nel passato di Baba e che risulterà il salvatore di Malalai nel suo presente.
È un personaggio che non si impone nella storia, che resta un po’ a margine nonostante reclami sempre più spazio, tanto da far diventare protagonista la sua storia, lasciando indietro quella di Malalai.
Ecco forse il problema principale.
La vita di Malalai in Afghanistan è così dura e incredibilmente lontana dalla libertà che abbiamo in occidente, che nel momento in cui ci viene raccontata quella del maestro, ci sembra nulla e debole in confronto alla prima.

Nella copertina leggiamo “Il viaggio di una donna libera” e io avrei davvero voluto leggere solo il viaggio di questa donna alla ricerca della libertà, senza le intromissioni, prepotenti, di altri personaggi.

C’è da dire che, nella prima parte ho adorato tutto di questo libro: Malalai, la sua infanzia e adolescenza, ma soprattutto il suo rapporto con il padre, un uomo non padrone, in un paese avverso.
Lo spettro della madre Bibi è sicuramente il collegamento tra tutte le parti di questo libro, che si presenta inizialmente con uno stile fluido, accattivante, che ti tiene incollata alle pagine, e che poi si perde e si rilassa, abbandonando il lettore e un po’ anche la storia che ci viene raccontata.

Un libro che purtroppo non mi ha convinta. Spero davvero di leggere ancora qualcosa di questa autrice, perché sicuramente affronta temi interessanti!

Scheggia

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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