Buongiorno Lettori!
Mattinata fresca e direi perfetta per parlarvi subito di un libro che è stato di una delusione immensa. Questa estate, tra le newsletter ricevute, c’era quella della Nave di Teseo che mi informava dell’uscita di Sentinella della pioggia di Tatiana De Rosnay, stessa autrice di La chiave di Sara; io non avevo mai letto un suo libro, ammetto di aver visto solo il film, eppure ho pensato di leggere qualcosa di perfetto perché si parlava della stessa autrice in grado di creare una storia intensa e drammatica come La chiave di Sara. Ecco. Vi svelo subito un’anticipazione: stavolta non è stata così.
Ringrazio comunque La Nave di Teseo per la copia cartacea fornita.
Sentinella della pioggia
Tatiana De Rosnay
La nave di Teseo
Prezzo: 19.00 €
eBook: 9.99 €
Trama: Dopo aver lasciato Parigi, chi per un motivo chi per l’altro, tutta la famiglia Malegarde si ritrova nuovamente nella capitale per festeggiare due anniversari: i settant’anni del padre Paul e i cinquant’anni di matrimonio di Paul e Lauren. Una pioggia batte incessante su Parigi, provocando un’emergenza nazionale. Ma lo straripare della Senna non è l’unica minaccia che pesa sulla famiglia. Costretti in casa, ad una vicinanza forzata, anche i conflitti fra padre e figlio, fratello e sorella, madre e figlia rompono gli argini, tanto da convincere tutti della necessità di un rientro anticipato. Ma un improvviso malore colpisce Paul e costringe tutti a restare all’interno di quel nucleo familiare da cui vorrebbero tanto scappare. E così tutti e tre – Linden, il figlio diventato fotografo di fama internazionale e segretamente omosessuale, Tilia, una madre single di mezza età che si sente frustrata e insoddisfatta, e l’anziana Lauren, che forse ha un’amante – si avvicinano al letto dove Paul è in coma come se fosse un confessionale. In un susseguirsi serrato di rivelazioni e litigi, di intimità e diffidenze, di segreti e rimpianti, questo romanzo svela i meccanismi più oscuri di una famiglia: quella che sembra la solita riunione familiare, affrontata da tutti con riluttanza, diventa l’occasione di fare i conti con il passato e liberarsi dei segreti e dei silenzi coltivati per tutta la vita.
Sentinella della pioggia si presenta al lettore come un libro che dovrebbe parlare di una riunione di famiglia, di un malore al capofamiglia, con lo straripare della Senna che dovrebbe minacciare questa unione, con segreti e situazioni che dovrebbero venire a galla. Un libro, questo, che si propone come forse l’ennesima riunione di famiglia, eppure c’è sempre curiosità e voglia di scoprire quali segreti siano nascosti sotto il tappetino davanti alla porta, quello sul quale ci si pulisce i piedi e si celano le cattive intenzioni.
Il problema è che in questo libro piove e basta.
Già dalle prime pagine, l’attenzione dell’autrice si focalizza solo sulla pioggia che scende, sul fiume che s’ingrossa e si lascia in disparte tutta la questione famigliare, che invece dalla trama sembrava dovesse essere il nucleo di questo libro.
Linden è il primo ad arrivare a Parigi e già le condizioni climatiche non sono prettamente favorevoli; dopo di lui arrivano la sorella e i genitori; l’iniziale imbarazzo viene subito spazzato via dal malore di Paul, che ha un ictus nel pieno di una cena.
E da qui, onestamente, c’è solo noia, occhi alzati al cielo e pioggia.
Partendo dal presupposto che questo libro sembra non avere proprio una trama, quel poco che ci viene detto è supportato da dialoghi indiretti che appesantiscono la narrazione, non danno un momento di pausa e fanno mancare il respiro, considerando anche la presenza di capitoli lunghissimi. È un libro che non vuole concedere pause al lettore e che tuttavia non dice nulla.
Cos’altro manca? I personaggi e la loro storia.
L’unico di cui si parla è Linden e infatti la sua storia è l’unica che riusciamo a conoscere bene e che ci permette di entrare almeno un po’ in sintonia con il personaggio: si parla dell’omosessualità, del racconto ai genitori, di come abbiano preso questa notizia, ma c’è da dire che si apprezzano i sentimenti di Linden, che ci parla di Sasha con naturalezza e spontaneità, tanto da farmi domandare come potessero i genitori essere infelici per il figlio.
Sia chiaro però, tutto questo è secondario, perché l’interesse primario e far sapere a lettore come sta messa la Senna e in questo libro è messa molto male.
Quello che si sa di questa famiglia, tra piccole rivelazioni sul passato e qualche altro input, è che Tilia, la sorella, se ne frega del padre in ospedale perché è traumatizzata da un incidente e non vuole mettere piede nella struttura, la madre invece in due secondi si becca una polmonite e quindi ciao, niente ospedale (che magari in questo caso è la scelta più saggia, visto che Paul è in terapia intensiva).
Detto ciò, avete presente quando non si sa che dire in una conversazione e si parla del tempo?
Ecco.
Qui si parla del tempo. L’amica di Linden fa il bollettino meteo, lui tra una visita in ospedale e l’altra, si concede di andare in giro a fare foto, il tutto mentre la Senna inizia a distruggere Parigi. Ci vengono raccontate le vie allagate, quale zone si possono salvare, quanta pioggia sta scendendo, quando smetterà e cosa dice il meteo. In poche parole è un tg.
In trecento pagine di libro si parla sempre e solo della pioggia.
Non metto in dubbio che questa possa essere una metafora di questa famiglia, o forse no, fatto sta che a parte la pioggia non c’è altro.
La storia di Tilia ci viene raccontata pochissimo e ci viene svelato ancora meno, a parte qualcosa sul marito alcolista e la figlia; Lauren e Paul non si sa come abbiano fatto a rimanere insieme tanti anni ma, e scusate le parole, la più grande presa in giro sono le parti raccontate a inizio capitolo, che sembra debbano svelare chissà quale segreto e invece nulla. Il nulla totale.
Un finale che non svela niente, che lascia l’amaro in bocca e che ti fa chiudere il libro con una domanda: cosa ho letto?
Bocciatissimo.
Un libro che mi ha profondamente deluso e fatto arrabbiare perché mi ha annoiato e che non mi ha dato nulla.