[Recensione] Tanta ancora vita di Viola Ardone

Buongiorno Lettori,

finalmente oggi vi parlo di un libro che attendevo da tanto tempo, scritto da un’autrice che per me è sempre una garanzia. Tanta ancora Vita di Viola Ardone, edito Einaudi – che ringrazio per la copia – è arrivato da poco in libreria ma cosa sempre lascerà il segno.

Tanta ancora Vita, Viola Ardone, Einaudi, romanzo, Oliva Denaro, Il treno dei bambini, Grande Meraviglia, famiglia, guerra, malattia, solitudine, forza, paura, negazione, realtà, depressione, lutto, UcrainaTanta ancora Vita
Viola Ardone
Einaudi
Prezzo: 19.00 €
eBook: 12.99 €

Trama: Una mattina Vita apre la porta di casa e trova, accoccolato sull’uscio, Kostya. Lui, che neppure parla la sua lingua, le cambierà l’esistenza. Perché ogni figlio nato sulla terra è il figlio di tutte, di tutti. Nei romanzi di Viola Ardone l’incontro fra esseri umani ha sempre la potenza di un miracolo, capace di scardinare la solitudine, di ricomporre la speranza. Kostya ha dieci anni quando si mette in viaggio per arrivare dalla nonna Irina, domestica a Napoli. Nello zaino, la foto di una madre mai conosciuta e un indirizzo. Suo padre è al fronte per difendere l’Ucraina appena invasa. Tra soldati che cercano di bloccarlo al confine e sconosciute che gli dànno una mano, il bambino riesce ad arrivare. Vita, la signora per cui la nonna lavora, lo scopre addormentato sullo zerbino. Quattro anni fa lei ha perso suo figlio e ora passa le giornate da sola, o con Irina, che ha letto Dante e parla italiano come un poeta del Duecento. Il piccolo ospite inatteso la costringe di nuovo in quel ruolo che il destino le ha tolto. Poi, quando il padre di Kostya è dato per disperso, Irina torna nel suo Paese a cercarlo. D’impulso, Vita decide di raggiungerla, per aiutarla. Tentare di salvare un altro, del resto, è l’unico modo per salvare noi stessi.

Divisore Scheggia

Siamo danni collaterali di guerre che non sapevamo neanche di combattere.

Aspettavo con ansia il nuovo libro di Viola Ardone perché per me lei è una garanzia, un’autrice che ogni volta riesce a stupirmi e a regalarmi molto emozioni. È quell’autrice che non mi delude mai e non l’ha fatto neanche questa volta, nonostante io abbia trovato questa storia non proprio all’altezza delle precedenti.

Il libro inizia con Kostya che, seguendo le indicazioni del padre, scappa dall’Ucraina in guerra.
La prima parte è dedicata a Kostya e al suo straordinario viaggio, che sembra concludersi davanti alla porta della casa dove lavora sua nonna, in Italia.
In questa storia si alternano tre voci: quella di Kostya, un bambino che sta lentamente perdendo la fiducia negli adulti, Vita, una donna che ha perso tutto e non sa come rialzarsi, infine c’è Irina, una donna che lavora in Italia e che manda parte del suo stipendio in Ucraina per aiutare il figlio.

Le voci di queste tre persone si alternano e personalmente ho trovato la seconda parte, con la voce di Vita, quella più intensa. I suoi pensieri sono laceranti e Viola Ardone riesce, con potenza e sensibilità inaudite, a raccontare al lettore cos’è la depressione e quanto ci si possa sentire impotenti davanti alla malattia che ti schiaccia, ti divora da dentro e prende il sopravvento. Sembra di toccare con mano il dolore di Vita. Il suo è un dolore reale e straziante e il lettore riesce a sentirlo tutto.

La depressione è un’amante dispotica e violenta che monopolizza i pensieri e brucia il tempo intorno. Non chiede niente in cambio, non devi lavarti né pettinarti né truccarti, nemmeno devi parlare. Vai bene come sei, anzi: meno sei, meglio è. È esigente ma tollerante, ha l’unica ambizione di tenerti con sé.

Anche il racconto di Irina è molto toccante ma è – almeno per me – meno forte degli altri. Viola Ardone ha la capacità di scrivere sempre storie estremamente emozionanti e ne ha dato prova in ogni suo libro; si percepisce la continua ricerca, il suo voler raccontare storie che abbiano un reale impatto sul lettore, che si ritrova a seguire le vicende di personaggi alla quale ci si affeziona, tanto da ritrovarsi a sorridere quando, tra una pagina e l’altra, sbucano vecchie conoscenze. Sono storie che fanno riflettere e alla fine della lettura ci si sente più ricchi.

Con Tanta ancora Vita credo che Viola Ardone abbia voluto rischiare molto, perché ha portato il lettore sul fronte Ucraino, ha provato a far toccare con mano la paura di perdere qualcuno di caro per via delle bombe.
Ha rischiato perché ha toccato un argomento che ci circonda, che è estremamente reale, presente nei telegiornali di tutti i giorni, anche se – come viene detto nel libro – con meno intensità e frequenza rispetto agli inizi.
La guerra c’è ancora e la si può vedere con gli occhi di Irina e Kostya.
E poi c’è la guerra che combatte Vita. Una guerra silenziosa, interna, personale, che fatica a combattere perché non sempre si ha la voglia di farlo. La guerra contro una depressione così forte da avere un nome, da avere delle sembianze, da non lasciarti scampo, che ti riporta continuamente a vivere il momento esatto in cui sei passata dall’essere intera all’essere a pezzi.

L’autrice riesce a rendere vivide molte scene e una di quelle che mi ha scossa maggiormente ha per protagonisti Kostya e una pistola. Mi è rimasta impressa perché in quel momento ho avuto paura.

La verità, penso, è che la guerra io ormai ce l’ho dentro dentro, e viene fuori quando lo dice lei.

E allora perché questo libro lo trovo un po’ meno convincente rispetto ai precedenti? Prima di tutto perché secondo me ci sono davvero tanti argomenti grandi, così grandi che a un certo punto faticano a convivere e si perdono sul finale, che purtroppo mi ha lasciata insoddisfatta.

Alla fine di tutto mi ritrovo a pensare che si, mi è piaciuto questo libro, ma non l’ho amato tanto quanto gli altri.
In questo libro ci sono la famiglia, la guerra, la malattia, il lutto, la solitudine, la forza e la capacità di rialzarsi, la paura, la negazione, la realtà.
È stato bello, ma forse è stato troppo.

Viola Ardone per me rimane una garanzia quindi che dire? Correte in libreria e immergetevi in queste pagine!

Scheggia

Cartaceo eBook

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

Commenta se ti va, io sarò ben lieta di rispondere.