Buongiorno Lettori!
Oggi torno con una nuova recensione, quella di un libro candidato al Premio Bancarella, un libro che affronta un tema delicato e allo stesso tempo forte, quello della violenza sulla donna. Un libro che ti fa arrabbiare tantissimo all’inizio e che ti spinge a indagare nella mente della donna, nella mente contorta di una donna innamorata.
Gocce di Veleno
Valeria Benatti
Giunti Editore
Prezzo: 14.90 €
eBook: 8.99 €
Trama: Questa è la storia di Claudia, della sua ossessione per Barbablù, del suo tentativo di guarire da un amore malato e pericoloso. La gelosia di lui è eccessiva, le sue minacce reali: “Se mi tradisci, ti ammazzo”. Ma Claudia glielo ha sentito dire così tante volte che non ci fa più caso. Non ha paura, pensa che lui si prenda gioco di lei, non crede che possa ucciderla davvero, anche se a Barbablù ogni tanto piace far scorrere la lama di un coltello sulla sua pancia, percorrendola tutta, dal pube ai seni. L’ossessione continua fino a quando un giorno, all’improvviso, lei vede negli occhi di lui lampi di odio puro e finalmente si spaventa. A quel punto decide di farsi aiutare e la storia cambia, diventa un’altra, antica, rimossa, che risale nel tempo, fino alle origini del suo male d’amore. Claudia inizia un viaggio doloroso verso la guarigione. Lungo il cammino, i volti caldi di amiche e psicologhe, ma anche lo sguardo freddo di chi rifiuta la verità. Un viaggio che ogni donna dovrebbe affrontare per capire se stessa e superare la propria, piccola o grande, ferita amorosa.
Ve lo dico con sincerità: ho avuto paura di questo libro. Parlare della violenza sulle donne non è facile, c’è sempre il rischio di scadere in luoghi comuni e in volgarità inutili, in situazioni che a volte si tendono a tollerare in altre storie, in rinascite e amori che giustificano ogni atto.
Fortunatamente in Gocce di Veleno non è così, ma per capirlo bisogna superare il primo scoglio, il primo capitolo.
Il suo sguardo è cattivo, non c’è nemmeno un barlume di tenerezza, potrebbe davvero uccidermi in questo momento. Potrebbe uccidermi, glielo leggo negli occhi, ora non ne dubito più.
Gocce di Veleno è un libro di neanche 200 pagine, diviso in 4 grandi capitoli: Amor Fou, Ossessione, Rivelazione, Approdo.
Valeria Benatti, nel primo capitolo, attraverso gli occhi di Claudia, ci racconta l’ossessione della protagonista per Barbablù, quest’uomo che nella mente lei idealizza e che nella realta la tratta come fosse la peggior feccia sulla faccia della Terra. Un uomo, Barbablù, che la cattura psicologicamente, che serio le dice “Se mi tradisci, ti ammazzo”, con l’idea stereotipata dell’uomo libero di tradire in quanto uomo e della donna succube, fedele e poco di buono se dovesse tradire. Un uomo che mette paletti alla libertà di Claudia, che la tratta male, le fa provare dolore e che riesce a convincere con poche carezze e un weekend romantico, perché lei in questa storia ci crede, perché l’amore la spinge a compiere scelte discutibili e non giustificabili, soprattutto per noi che leggiamo.
Ma potrei mai stare bene con lui? Vivere con addosso i suoi sospetti per ogni telefonata, ogni contatto con il mondo esterno, ogni occasione sociale? Comincio a realizzare che comunque non sarei mai stata felice con lui. Con mille magoni, effettuo il blocco. La mia è una forma di difesa, visto che non mi sento affatto fuori pericolo. […] Devo disinnescare il potere che lui ha su di me, devo capire da dove arriva e disattivarlo.
Questo è lo scoglio. Bisogna andare oltre Claudia e cercar di comprendere le sue ragioni, la sua psiche, perché succede spesso (troppo spesso) di donne maltrattate, convinte che l’amore farà ragionare il compagno, che prima o poi smetterà, prima o poi si accorgerà di quanto è profondo l’amore provato.
Sono piccole gocce di veleno, quelle che Claudia assaggia ogni volta che Barbablù torna con una promessa d’amore, gocce che lei beve senza saperlo, senza conoscere l’origine reale di quella dipendenza.
Da lui ho subito una costante e implacabile denigrazione. Gocce di veleno quotidiano a minare ogni mia sicurezza. Gocce che hanno scavato un solco dentro di me. Tutto ciò che mi apparteneva è stato messo sotto giudizio e irriso, da come mi vestivo a come mi comportavo, da quel che facevo al lavoro a come apparivo in società. […] Come se lui invece fosse perfetto, e come se fosse necessario essere perfetti per meritare amore. Sono caduta nel suo tranello, e ho creduto a lui e non a me.
Amor Fou si conclude con la rivelazione di Claudia, la consapevolezza che lei è una donna spaventata, dipendente da un uomo che adesso le fa paura. Si conclude con Claudia che chiede aiuto.
Il fulcro del libro saranno i tre capitoli che seguono Amor Fou, con la psicanalisi di Claudia, le sue sedute da Sara che l’aiuta a scavare nel passato, alla ricerca di quell’evento traumatico che l’ha spinta a relazionarsi in questo modo con gli uomini, che l’ha spinta a non amare e farsi amare, che l’ha convinta che Barbablù fosse quello giusto.
In questo viaggio di accettazione e guarigione, la Benatti ci invita a riflettere, a capire che niente in amore deve essere giustificato, se questo comporta violenza fisica o psicologica.
Ero scettica e lo dico onestamente, perché fortunatamente mi sono ricreduta: questo libro ti avvolge, ti vuole far capire, ti fa riflettere e ti spinge verso la fine di questo viaggio, che fine non è ma un piccolo inizio, fatto di accettazione e rinascita.
Un libro non facile, non comune e difficile da accettare all’inizio, per la Claudia così succube che mette a dura prova la pazienza del lettore, ma così forte e denso di eventi subito dopo, che ti convince che è la lettura giusta, non ideale per il mare e l’ombrellone, ma ideale per conoscere e comprendere che la violenza non è solo fisica.
Lettori, voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto? Lo so, non è una lettura da prendere a cuor leggero, ma vi assicuro che è interessante e vale spendere qualche ora per queste Gocce di veleno, perché un buon antidoto si trova solo alla fine.