Buon pomeriggio Lettori!
Finalmente mi sto godendo un po’ di libertà dopo aver terminato gli studi. In questi giorni sono stata poco presente, ma ancora devo organizzare bene tutto e prossimamente ho intenzione di cambiare anche la grafica del blog. In verità, in futuro ci saranno davvero tanti cambiamenti!
Oggi sul blog vi parlerò di un libro particolare, uno che onestamente non avrei mai scelto, ma mettersi in gioco è sempre bello e, per una challenge alla quale sto partecipando, ho dovuto leggere La gemella silenziosa di S.K. Tremayne. Vi dirò da subito che non è stato un libro che mi ha convinta, ma più avanti capirete il perché.
La gemella silenziosa
S.K. Tremayne
Garzanti
Prezzo: 10.90 €
eBook: 3.99 €
Trama: A Sarah piace il silenzio assoluto della sera che avvolge l’isola di Skye. Le piace muoversi piano nella penombra e accarezzare delicatamente i biondi capelli della sua bambina di sette anni, Kirstie, che si è appena addormentata. Mentre osserva le sue manine che stringono il cuscino, Sarah ripensa a quando quelle mani si stringevano a quelle, identiche, della sorella gemella Lydia. Niente le distingueva: stesse lentiggini, stessi occhi azzurro ghiaccio, stesso sorriso giocoso. Ma, un anno prima, Lydia è morta improvvisamente e ha lasciato un vuoto così grande che ha costretto Sarah e la sua famiglia a fuggire da tutto e da tutti su quell’isola nel mare della Scozia. Lì, tra scogliere impervie e cieli immensi, Sarah sente che lei, la bambina e suo marito Angus potranno forse ritrovare la serenità. Eppure, mentre si avvicina l’inverno, Kirstie è sempre più strana. Diventa silenziosa, riflessiva, stranamente interessata a cose che prima non amava. Sempre più simile a Lydia, la gemella scomparsa. Quando un giorno si scatena una violenta tempesta, Sarah e Kirstie rimangono isolate. Nel buio, col solo mugghiare del vento ad ascoltarle, Kirstie alza gli occhi e sussurra: “Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie? Io sono Lydia. Kirstie è morta, non io”. Sarah è devastata e il tarlo del dubbio comincia a torturarle l’anima. Cos’è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia?
Kirstie e Lidya Moorcroft erano completamente identiche: avevano gli stessi capelli chiari come la neve, identici occhi blu, lo stesso nasino a patata, lo stesso sorriso furetto e giocoso, la stessa boccuccia rosa perfetta quando sbadigliavano, le stesse ruchette, lentiggini e nei. Erano immagini allo specchio, ma senza capovolgimento.
Sarah Moorcroft era la madre di due gemelle, fino al giorno della catastrofe, quando Lidya precipita dal balcone della casa dei nonni, mentre giocava con la sorella e la madre era distratta in un’altra stanza.
Quattordici mesi dopo non si è ancora ripresa, ma d’altronde chi potrebbe riuscirci? Lei e il marito non riescono a superare la morte della figlia, ma è soprattutto la gemella rimasta ad aver subito il trauma, perché ha perso quella persona completamente identica a lei e che continua a vedere nello specchio.
Questo libro viene catalogato su Amazon come Giallo/Thriller però vi dico da subito che per me non è un thriller, ma è sicuramente un romanzo che cerca di penetrare nella psiche di chi legge, suscitando stati d’ansia e paranoia. Non a caso ho scelto il verbo “cercare” perché è diverso da “riuscire“.
Nel mio caso, ha cercato di suscitare ansia ma non ci è riuscito.
La struttura di questo romanzo prevede dei capitoli narrati in prima persona dalla stessa Sarah, che a modo suo racconta la tragedia e il suo tentativo di andare avanti, dalle difficoltà economiche, al trasferimento su un’isola, Torran Island, con un faro e un cottage che cade a pezzi, con animali di dubbia compagnia e un clima perennemente terrificante.
In alcuni frangenti, i capitoli narrati da Sarah fanno una pausa e lasciano spazio al marito, Angus, che un narratore esterno ci fa conoscere, così da far comprendere al lettore alcune sfaccettature di tutta quella faccenda.
Mi sorride dalla penombra del pianerottolo, e ho la strana sensazione di trovarmi in un film horror di serie B, con il cattivo illuminato da una luce macabra.
Qual è il problema di questo romanzo? A mio parere ci sono diversi elementi che mancano e che hanno contribuito a far calare il mio entusiasmo pagina dopo pagina.
La prima e forse principale questione che non ho compreso, è stata la mancanza d’attenzione da parte dei genitori verso la figlia rimasta. Si capisce da subito la palese confusione di Kirstie eppure i genitori sono troppo impegnati a nascondere i loro segreti, per occuparsi realmente della figlia rimasta. È palese come si vogliano nascondere i problemi, invece di affrontarli.
Mi ha stupito la mancanza di supporto psicologico verso la figlia e verso i genitori, abbandonati dalla famiglia e dagli amici.
C’è troppa accondiscendenza verso una bambina di neanche otto anni che mostra seri segni di squilibrio mentale.
Si pensa, durante tutto il romanzo, che ci sia un mistero da risolvere, qualcosa di tetro eppure alla fine di tutto mi sono ritrovata a pensare di aver letto semplicemente un dramma famigliare, con un evento nelle ultime pagine che sembra voglia dare un ultimo sprint, senza tuttavia smuovere nulla.
Sicuramente si nota come in alcune famiglie, sia proprio la mancanza di comunicazione e fiducia a creare uno schermo, uno strato così spesso in grado di allontanare del tutto i componenti del nucleo famigliare.
È comunque una storia scritta bene, che non si perde in particolari meccanismi artificiosi tali da rendere pesante e senza filo logico la narrazione; i personaggi però mancano un po’ di spessore e alla fine di tutto mi sono ritrovata con un libro che non mi ha lasciato nulla, se non la sensazione di vuoto e labbra arricciate alla Miranda Priestly.
Nel dare il giudizio che vedrete a breve, ho cercato di fare una media di quello che è piaciuto o meno a me e quello che c’è dal punto di vista narrativo. Mi sono resa conto che, andando avanti, il libro non migliorava e gli unici elementi di suspense e mistero rimangono il faro con quella casa fatiscente e i bambini della scuola, che sanno essere crudeli come pochi.
Doveva capitare.
Il libro imperfetto capita a tutti, ma sono comunque felice di aver letto un libro che non avrei mai preso in considerazione. È giusto sperimentare, altrimenti si rischia di rimanere ancorati al solito genere di confort, di adagiarsi fino a provare noia, e no, io non voglio annoiarmi!
E voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto?
A me invece era piaciuto.. se non ricordo male, è passato un po’ di tempo dalla lettura! XD
L’ho letto tutto d’un fiato in una serata a mezza! Non sono brava a fare recensioni letterari, non è il mio lavoro e non è il motivo per cui leggo. Leggo per puro divertimento, per rilassarmi, per arricchire la mia cultura e non per entrare nelle viscere dei personaggi o fare a pezzi la trama. Detto questo, posso solo dire che mi ha tenuta inchiodata alla poltrona come pochi e ci sono rimasta fino alle tre del mattino per vedere come andava a finire. Poco importa se i personaggi hanno poco “spessore” (che a me non è sembrato) o che le dinamiche famigliari e dell’elaborazioni del lutto non rispecchino i canoni “convenzionali”…..d’altronde stiamo parlando di una famiglia anglosassone, non italiana, che gestisce rapporti personali e i figli diversamente da noi. Sono Australiana di nascita dove ho vissuto fino ai vent’anni per cui conosco bene i modi di fare anglosassoni. Dalla mia esperienza di lettrice accanita da 50 anni posso solo dire che quando un libro sin dalle prime pagine mi catapulta al suo interno quasi stesse guardando un film invece di leggere, allora lo reputo un libro eccellente! Mi ha stupita anche scoprire solo dopo averlo letto che l’autore è maschio…..non l’avevo capito…e durante la lettura ero convinta fosse narrata da una donna! Sono sciura che ne verrebbe fuori anche un gran bel film!