Buon venerdì miei cari Lettori!
Il weekend sembra ad un passo da noi, splendente… Giusto! Nuvoloso. Dalle mie parti ha buttato giù tanta acqua, gocce così grosse che mi sono domandata se la stessero buttando a secchi. Il cielo è ancora tutto coperto e beh non è che sia bellissimo.
Quindi questo weekend tra lavoro e pioggia non credo sarà proprio una passeggiata, ma stasera si mangia la pizza quindi tutto sarà migliore!
Oggi voglio anche parlare con voi di un libro che sta rimbalzando ovunque nelle librerie e nei blog, ovvero L’imperfetta di Carmela Scotti. Un libro così particolare che ha richiesto diversi giorni di tempo per essere compreso; dovevo capire come scrivere la recensione per trasmettere tutte le sensazioni che ho provato durante questa lettura.
Parlo di sensazioni e non di emozioni perché questo è libro fatto di sensazioni e brividi. Non ci sono emozioni classiche come quelle che si formano durante la lettura di una storia d’amore o l’attesa di un thriller. In questo libro c’è una continua consapevolezza che si forma, che accompagna fino alla fine, fino a quell’ultimo capitolo che un sorriso te lo strappa.
L’imperfetta
Carmela Scotti
Garzanti
Prezzo: 14.90 €
Ebook: 9.99 €
Trama: Per Catena la notte è sempre stata un rifugio speciale. Un rifugio tra le braccia di suo padre, per disegnare insieme le costellazioni incastonate nel cielo, imparare i nomi delle stelle più lontane e delle erbe curative, leggere libri colmi di storie fantastiche. Ma da quando suo padre non c’è più, Catena ha imparato che la notte può anche fare paura e può nascondere ombre oscure. L’ombra delle mani della madre che la obbligano al duro lavoro nei campi e le impediscono di leggere, quella degli occhi gelidi e inquieti dello zio che la inseguono negli angoli più remoti della casa. Le sue sorelle sembrano non vederla più, ormai è la figlia imperfetta e il ricordo del calore dell’amore di suo padre non basta a riscaldare il gelo nelle ossa. Catena ha solo quindici anni quando decide che non vuole più avere paura. E l’ultima notte nella sua vecchia casa si colora del rosso della vendetta. Poi, la fuga nel bosco, dove cerca riparo con la sola compagnia dei suoi amati libri. È grazie a loro e agli insegnamenti del padre che Catena riesce a sopravvivere nella foresta. Ma nel suo rifugio, fatto di un cielo di foglie e di rami intrecciati, la ragazza non è ancora al sicuro. La stanno cercando e per salvarsi Catena deve ridisegnare la sua vita, la vita di una bambina che è dovuta crescere troppo in fretta, ma che può ancora amare di un amore forse imperfetto, ma forte come il vento.
Primo appunto. La trama in questo caso svela troppe cose, si capisce quello che succederà dopo aver letto le prime pagine, con i capitoli che si alternano tra passato e presente, nei diversi tipi di prigionia che ha affrontato nel corso della vita.
Narrato in prima persona, si cerca di vedere le azioni di Catena da fuori, con un occhio critico in una Sicilia di fine ottocento povera, dove un figlio non è una benedizione, ma una bocca in più da sfamare. È una Sicilia arretrata nella mente, nell’anima, dove un po’ di erbe macinate sono sufficienti per essere accusata di stregoneria e il colera miete vittime ogni giorno.
Catena è imperfetta perché sa troppe cose e sa leggere, una qualità che nessuno sembra apprezzare. Quando il padre muore, per Catena si spegne ogni barlume d’affetto e inizia ad essere bistrattata dagli eventi: una madre che non la ama, delle sorelle indifferenti, uno zio orco.
L’unica consolazione sono i suoi libri.
Per tutta la narrazione si capisce che un evento importante l’ha condotta alla prigione, si immagina ma ogni volta che sembra giungere la fine, c’è un nuovo evento, una nuova sensazione alla bocca dello stomaco che ti fa capire che le sofferenze non sono finite.
Si descrive l’uomo come un animale che non considera affatto le donne, le usa e le sfrutta per i propri piaceri, nei paesi in cui è impossibile denunciare, scappare e dove l’unica speranza è la morte.
Nei capitoli finali si avverte proprio la sensazione di morte che aleggia nelle pagine, tristi dalla prima all’ultima. Inevitabilmente si spera che il colera colpisca tutti così da mettere fine ad ogni sofferenza.
In realtà non posso dirvi se questo è un libro bello o meno. So che ha il suo grado di pesantezza, che ogni pagina è dura da girare e che soffre a volte di ripetizione nei pensieri di Catena. Il continuo rimando al padre, nei pensieri e nelle azioni, a lungo andare un po’ stufa ma si perdona nel momento in cui ci si rende conto che lei è sola con i suoi pensieri, e gli unici felici sono quei giorni passati con la figura paterna.
Una lettura interessante, che fa anche riflettere sulla situazione di alcune donne e bambini in quel fine 1800, un periodo in cui il mondo si apprestava all’evoluzione nelle città e manteneva arretrate le campagne.
Una lettura sconvolgente e potente, dove anche avere sogni e speranza è simbolo d’imperfezione.
È sicuramente un libro triste, non ci sono momenti di gioia (io non ne ho trovati) perché anche i ricordi con il tempo affievoliscono. Consigliato a chi vuole immergersi in una lettura breve ma potente, con le parole che nella loro ripetizione, spingono a riflettere e anche a inorridire di fronte a certi fatti. Non si può non provare tristezza per Catena, che nell’adolescenza non ha mai conosciuto un solo attimo di felicità.
Un libro di cui si parla e si continuerà a parlare, quindi vi domando: chi di voi l’ha letto? E chi invece lo leggerà o ne è attratta? Le avvertenze ci sono: non è una lettura semplice.
Roba tosta. Ma questo era già intuibile dalla sinossi.
Lo leggerò sicuramente, ma per ora ho già tra le mani “Dentro soffia il vento” e “Fiore di fulmine” che trattano argomenti simili. “L’imperfetta” dovrà aspettare un po’.
Si guarda, ti conviene leggerlo dopo qualcosa di molto leggero e dopo rileggere qualcosa di molto leggero… L’imperfetta è un po’ pesante.