Buongiorno Lettori!
Aprile inizia con le allergie, le belle giornate e tanta fame (come al solito). In realtà, aprile inizia con un libro bellissimo, uno di quelli che ho comprato dopo aver letto la recensione della Libridinosa, all’inizio titubante per via delle tante pagine. Chiariamoci: non compro i libri in base alle pagine, ma spesso mi sono ritrovata con libri esagerati, come se ci fosse la necessità di oltrepassare un certo numero. Credo che i libri possano essere perfetti con 100 pagine, così come con 600, l’importante è che si dica quanto serva alla storia e non all’ego dell’autore.
Ti rubo la vita
Cinzia Leone
Mondadori
Prezzo: 20.00 €
eBook: 9.99 €
Trama: Vite rubate. Come quella di Miriam, moglie di un turco musulmano che nel 1936 decide di sostituirsi al mercante ebreo con cui è in affari, costringendo anche lei a cambiare nome e religione. A rubare la vita a Giuditta nel 1938 sono le leggi razziali: cacciata dalla scuola, con il padre in prigione e i fascisti alle calcagna, può essere tradita, venduta e comprata; deve imparare a nascondersi ovunque, persino in un ospedale e in un bordello. Nel 1991, a rubare la vita a Esther è invece un misterioso pretendente che le propone un matrimonio combinato, regolato da un contratto perfetto… Ebree per forza, in fuga o a metà, Miriam, Giuditta ed Esther sono donne capaci di difendere la propria identità dalle scabrose insidie degli uomini e della Storia. Strappando i giorni alla ferocia dei tempi, imparano ad amare e a scegliere il proprio destino. Una saga familiare piena di inganni e segreti che si dipana da Istanbul ad Ancona, da Giaffa a Basilea, da Roma a Miami, dalla Turchia di Atatürk all’Italia di fine Novecento, passando attraverso la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni antisemite, con un finale a sorpresa.
I romanzi a volte ti stupiscono. Ne leggi tanti, li sfogli, li divori, li abbandoni e poi ci sono quelli che ti permettono, non solo di leggere una bella storia, ma anche di riflettere su temi importanti, quali la politica, la religione e l’intreccio tra le due.
Cinzia Leone apre il suo romanzo a Giaffa, con il massacro della famiglia di Avrahàm Azoulay durante un pogrom in Palestina. Hanno una colpa? Nessuna per noi, ma per i suoi assassini ne hanno una grande: sono ebrei.
In quel 1936, quando la storia degli ebrei sta già cambiando anche in Germania, a Giaffa Ibrahim decide di rubare la vita di Avrahàm per risalire dal baratro, senza accorgersi di quanto le sue scelte siano devastanti per Miriam, sua moglie che condivide il nome con la moglie di Avrahàm.
Rannicchiata nella trincea del mutismo, Miriam difendeva con ferocia la propria identità. […] Era costretta a seguire il destino che il marito aveva inventato per lei, quello che la moglie del mercante di Odessa non aveva potuto vivere.
Le tre storie che si intrecciano negli anni e nei decenni, sono quelle di Miriam, musulmana obbligata a diventare ebrea, Giuditta, ragazza ebrea alla quale i fascisti iniziano a negare ogni diritto, a partire dalla scuola, e poi c’è Esther, che nella vita è metà cristiana e metà ebrea e non ha ancora capito se le due parti possano convivere in una sola persona.
Raccontarvi di questo libro è difficile, perché potrei dire troppo o troppo poco, potrei scrivere pagine e pagine o limitarmi a poche righe.
La forza femminile è quella che emerge in queste 600 pagine: Miriam è una forza presente, costante in tutta la parte che ci racconta la vita dei nuovi Azoulay, che ci racconta la quotidianità di una famiglia rubata, dello sforzo continuo di Ibrahim di diventare Avrahàm, fingendosi ebreo in un’Europa che inizia a perseguitarli, passando da Giaffa a Gerba, fino a Basilea in Svizzera, con la guerra che esplode oltre i confini.
La storia di Giuditta è quella che più mi ha turbata, complice il periodo storico e l’ambientazione, perché la sua vita è in Italia, la sua fuga è anche a Roma e nell’ottobre del 1943 nella città eterna si scatena l’inferno. Giuditta corre, fugge, si nasconde, lotta contro una religione che non ha mai preso in considerazione e che tuttavia la identifica, le rende meno umana agli occhi dei fascisti e di coloro che sfruttano la situazione per ricavarne qualcosa.
Ebrea per caso, Giuditta era diventata ebrea a forza: l’abito in cui era nata, i fascisti gliel’avevano cucito addosso e l’avrebbe portato per sempre.
E poi c’è Esther, che ci fa tirare un sospiro di sollievo e che negli anni ’90 si ritrova con un contratto e una proposta di matrimonio. Una storia meno intensa, ma necessaria, dopo gli anni di Miriam e Giuditta, dopo le corse, i travestimenti, i documenti falsi, le identità perse e le vite rubate.
Sono storia di donne e sono storie che Cinzia Leone narra con maestria, con una scrittura magistrale, così delicata che spesso ha l’aria di essere una poesia. Emerge l’intensità dei rapporti umani, le difficoltà dettate dalla guerra, la speranza che non abbandona mai chi lotta per la vita, per i propri diritti, per la propria umanità. Ogni pagina è necessaria alla narrazione, ecco perché ho adorato questo libro: al di là della storia così intensa e degli incroci creati, Cinzia Leone scrive quel che serve alla storia e non si dilunga in dettagli inutili, privi di scopo. Ogni capitolo, ogni momento è necessario al lettore: per scoprire cosa accade, per la crescita delle persone, per respirare dopo momenti colmi di adrenalina.
Le donne descritte dall’autrice sono forti e si fanno spazio a modo loro: Miriam con la sua protesta silenziosa, Giuditta con la sfacciataggine che deriva dai suoi vent’anni ed Esther con la sua libertà.
Un romanzo perfetto e intriso di storia, che si può leggere in pochi giorni o in tanti, perché colpisce direttamente il lettore e gli chiede il giusto tempo, quello necessario ad assorbire le vicende di queste donne che non hanno mai rinnegato la loro identità.
Iridescente e pronta a mettere le vele al nuovo vento e ben più porosa e cangiante delle mie clausole e dei miei codicilli, la vita cambia i termini che ho stabilito, sbilancia le condizioni delle parti che mi hanno sottoscritto, sbriciola gli accordi che ho sancito. In una parola: mi scavalca. La vita ha sempre ragione.
Un romanzo perfetto, intenso e pieno di momenti da ricordare. Un romanzo che conserverò perché merita un posto nella mia libreria, perché so che un giorno avrò necessità di sfogliarlo ancora.
Scheggia
Cartaceo | eBook |
Una recensione eccellente espressa con una chiave di lettura ampia ed esaustiva. Un contenuto critico assolutamente condivisibile. Una recensione con un’impostazione diversa da quella pubblicata da me ma assolutamente pertinente al contenuto del romanzo ed all’abilità narrativa di Cinzia Leone. Hai ragione i libri non vanno valutati in base alle pagine ma solo in base alla qualità dei contenuti e su un’altra cosa sono pienamente d’accordo, questo è un libro che si può recensire con poche parole o con intere pagine. Mi sembra che tu abbia trovato il taglio giusto.
Giancarlo Piciarelli
Ciao Giancarlo. Grazie per questo tuo commento. Sono felice di sapere che la mia recensione ti sia piaciuta. È stato difficile scriverla, ma alla fine sono soddisfatta del risultato.