Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Agosto sta finendo e dalla finestra entra un venticello davvero fresco. Questo è il periodo che adoro, con le mattine che iniziano con le lenzuola addosso, perché senza fa un po’ freddo, ma soprattutto lo adoro perché inizia a non esserci più l’umidità pesante, quella che ti fa boccheggiare invece di respirare.
In questo bellissimo clima, vi parlo di un libro davvero stupendo, uno di quelli che ho guardato in libreria per mesi, indecisa se prenderlo o meno, spaventata anche dalla sua mole. Oggi vi parlo di Volevamo andare lontano di Daniel Speck, un libro che dovete assolutamente leggere!
Volevamo andare lontano
Daniel Speck
Sperling&Kupfer
Prezzo: 19.90 €
eBook: 9.99 €
Trama: Milano, 2014. Julia, giovane e brillante stilista tedesca, sta per affrontare la sfilata che potrebbe finalmente coronare i suoi sogni. Ma, proprio mentre guarda al futuro, il passato torna a cercarla nei panni di uno sconosciuto che sostiene di essere suo nonno. Dice di essere il padre di quel padre che lei ha sempre creduto morto, e le mostra la foto di una ragazza che potrebbe essere Julia stessa, tanto le somiglia, se solo quel ritratto non fosse stato scattato sessant’anni prima. Milano, 1954. Vincent, promettente ingegnere tedesco, arriva da Monaco con il compito di testare una piccola automobile italiana che potrebbe risollevare le sorti della BMW. È così che conosce Giulietta, incaricata di fargli da interprete, e se ne innamora. Lei è una ragazza piena di vita e di sogni – ama disegnare e cucire vestiti – ma è frenata dalla sua famiglia, emigrata dalla Sicilia, e da una promessa che già la lega a un altro uomo. Si ritroverà a scegliere tra amore e dovere, libertà e tradizione, e quella scelta segnerà il destino di tutte le generazioni a venire. Fino a Julia. Proprio a lei, oggi, viene chiesto da quel perfetto estraneo di ricucire uno strappo doloroso, di ricomporre una famiglia che non ha mai conosciuto. Ma che ha sempre desiderato avere. Se accetta, l’attende un viaggio alla ricerca della verità, un tuffo nel passato alla scoperta delle sue radici. L’attendono bugie e segreti che potrebbero ferirla: il prezzo da pagare per riavere un mondo di affetti che le è sempre mancato. L’attende la scoperta emozionante di un amore incancellabile a cui va resa giustizia e di una donna luminosa che, all’insaputa di Julia, vive da sempre dentro di lei e dentro i suoi sogni.
Negli anni Ottanta era di moda un gioco da tavolo chiamato Il gioco della vita. Funziona così: sei un omino di plastica rosa o blu in una macchina di plastica, ti viene dato un po’ di denaro di carta, e la tua vita parte. Si lanciano i dadi, si avanza di qualche casella e, a seconda della casella dove si finisce, si riceve un fidanzato di plastica e poi dei bambini di plastica, una casa, titoli azionari e un’assicurazione sulla vita. Come se venissimo al mondo intatti e senza altro scopo che quello di moltiplicare il denaro dei nostri genitori. In realtà nasciamo spezzati e passiamo il resto della vita a cercare di rimettere insieme i pezzi.
Ci sono libri che ti entrano nel cuore e di cui è difficile parlare, perché potresti dire tutto e niente senza riuscire a trasmettere quello che realmente ti ha dato.
Volevamo andare lontano è il primo romanzo di Daniel Speck, un libro che avevo paura di comprare, troppo incuriosita dalla trama e da quello che poteva darmi a livello emotivo.
Questa è una storia che nasce nel 1954 e che tuttavia ci viene narrata nel 2014, l’anno in cui Julia conosce Vincent, suo nonno.
Basta un attimo, due parole e la vita di Julia cambia radicalmente in pochi giorni, quelli che le servono per capire da dove viene e quali sono realmente le sue origini.
Un libro che ci racconta le difficoltà di essere degli immigrati negli anni ’50, prima a Milano dove la famiglia Marconi vive in un appartamento misero, in una zona nella quale vivono principalmente quei poveri che arrivano da altre zone dell’Italia, diversi dai milanesi alla moda che passeggiano nella Galleria Vittorio Emanuele.
Eppure non basta essere a Milano, lontano da quella Salina che non offre niente, se non un terreno da coltivare sotto padrone; nel periodo del Boom Economico, l’attenzione si sposta in Germania, dove i destini dei protagonisti arriveranno nuovamente a intrecciarsi, in un racconto senza tempo che arriva a Julia, erede di una storia importante e senza fine.
Daniel Speck ha saputo creare una storia con grande maestria, regalando al lettore un romanzo che vive sessant’anni di storia, dove generazioni a confronto vivono il cambiamento che inizia nel secondo dopoguerra ed evolve in quei momenti chiave del novecento, come il boom economico, le manifestazioni degli anni ’60 e la crisi degli anni ’70 con il terrorismo che scuote l’Europa. In questo viaggio storico, Speck punta l’attenzione al fenomeno delle migrazioni, di quegli italiani che lasciano il proprio paese e migrano in Germania, invogliati dal governo tedesco che cerca manodopera, per fronteggiare lo sviluppo economico che richiede maggiore produzione al paese.
Nonostante sia un romanzo davvero corposo, non si perde mai e ci regala dei personaggi ben caratterizzati, descrivendoli un po’ alla volta, mostrando anche l’evoluzione in seguito alla crescita. Perno del romanzo resta il concetto di origine e il legame con il proprio paese, non solo inteso come nazione ma anche come luogo d’origine. Non manca il grande riferimento alla Sicilia, nello specifico a Salina, che nella memoria e nei momenti importanti di Giulietta, Giovanni e Vincenzo, si rende protagonista con le atmosfere paradisiache e che tuttavia mostra il lato malinconico dell’abbandono, in un punto d’Italia tanto bello, quanto difficile da raggiungere con l’innovazione.
Se i siciliani hanno una particolarità che li contraddistingue da tutti gli altri popoli del Mediterraneo, quella è la loro cucina, che eccelle su tutte perché nel corso dei secoli ha saputo integrare e rielaborare tutte le influenze dei popoli che l’hanno conquistata. Dai greci sono arrivate le olive, il vino e il miele, i romani hanno inventato il primo gelato, i normanni hanno portato gli involtini e il pesce stocco, gli spagnoli sapevano fare il cioccolato, gli arabi hanno lasciano in eredità limoni, mandorle e pistacchi.
In un romanzo dove la modernità lotta con la tradizione, seguiamo le vicende di Vincent, Giulietta, Giovanni, Enzo, Vincenzo e Tanja fino a Julia, erede di una passione che rinasce in lei quasi fosse una reincarnazione. È una storia che cattura e non ti lascia, non annoia e sa creare la giusta suspense oltre alle emozioni che un grande amore è in grado di far provare.
Che dite, ve lo consiglio? Assolutamente si. È un libro che vi catturerà e vi lascerà con mille sensazioni ed emozioni sulla pelle.
Un romanzo che non deve mancare nella vostra libreria!
Chi di voi l’ha già letto? Vi è piaciuto?
Un libro bello e una recensione ancora più bella! **
Grazie ❤️ è vero! Il libro è bello davvero!
devo decidermi a leggerlo!
Bacci su su! Che aspetti?
Ma che bello, me lo segno subito! 🙂
Vedrai che sarà una lettura strepitosa!