Buongiorno Lettori!
Finalmente è arrivato l’autunno, le temperature si sono abbassate e io sono rinata! Ok, non esagero, ridimensiono la cosa, però devo dire che sto molto meglio da un qualche giorno. E per questo motivo vi parlerò solo di libri belli, bellissimi, super mega iper interessanti? No. Sia mai! Infatti oggi vi parlerò di un libro che sta un po’ così, a metà, tra il mi piace e non mi piace, tra il vorrei e forse posso, tra boh e non so. Sicuramente un libro che ha deluso le mie aspettative e che mi ha permesso di imparare una cosa fondamentale: devo lasciare le aspettative in valigia, soprattutto quando leggo certi libri. Oggi vi parlerò di Falce di Neal Shusterman.
Falce
Neal Shusterman
Mondadori
Prezzo: 20.00 €
eBook: 10.99 €
Trama: Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l’umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori. A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un’immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti. Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare. Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l’efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere “spigolato”. In termini meno poetici: ucciso. Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.
«Avremmo potuto chiamarci mietitori. Ma i padri fondatori hanno ritenuto opportuno chiamarci falci, perché noi siamo le armi nella mano immortale dell’umanità.»
Mi piaceva l’idea di leggere un libro un po’ diverso, con un tema predominante, ovvero quello della morte e con una società futura ben diversa dalla nostra.
È un futuro ben particolare quello di Citra e Rowan, i protagonisti di questa storia, perché le malattie sono state sconfitte, la morte è stata quasi del tutto annientata e anche gettandosi da un palazzo si può tornare in vita grazie a un’efficiente rete di soccorso. Sembrerebbe quasi tutto perfetto, ma ovviamente con il rischio della sovrappopolazione, entra in gioco il mestiere di Falce, un gruppo di persone formate e istruite che si occupano di spigolare persone selezionate, affinché si mantenga un po’ di normalità.
Un’idea decisamente interessante in un libro che da subito sembra catapultare il lettore in questa strana realtà e che tuttavia perde di intensità dopo le prime cinquanta pagine, rallentando, perdendo ritmo e trascinandosi in una sorta di immobilità.
Qualche alto e basso inizia a esserci da metà libro, ma il problema per me risiede nella ripetizione di alcune situazioni, che quasi mi hanno spinto a voler saltare le pagine.
Indipendentemente dagli eventi che si susseguono, quello che più mi ha incuriosita è stata la filosofia alla base di tutto, questa idea della morte per mano di altri autorizzati, che tuttavia non vengono definiti assassini perché agiscono privi del malato piacere che potrebbe provare un criminale. Ci sono regole, codici, comportamenti da rispettare e severe punizioni per chi non le rispetta.
Ovviamente, anche in questo caso c’è un villain, un uomo che vuole stravolgere le regole e cambiare tutto il sistema sul quale si basa la corporazione delle Falci.
La base secondo me prometteva molto bene, eppure si perde un po’ di spinta e di passione verso le vicende dei personaggi stessi, che complessivamente non ho particolarmente apprezzato.
Citra è abbastanza banale, non ha un carattere sfaccettato che permette particolari colpi di scena, anzi sembra quasi un’altra solo nelle ultime pagine, come se un determinato cambio sia stato repentino. Eppure a lei sembra dedicato gran parte del libro.
Rowan è più promettente, ma le scelte di Shusterman lo relegano a personaggio di serie B, dimenticato e utile solo a farci vedere cosa stia succedendo in determinate situazioni. Sicuramente la sua morale è quella che interessa di più, messa a dura prova rispetto alla stoica Citra. Il plot twist è dedicato a lui e al suo futuro, situazione che fa ben sperare per il secondo volume.
Quello che più disturba è la corsa che avviene nelle ultime pagine, rispetto all’immobilità di tutto il libro. Sicuramente la narrazione sembra seguire la vita di questi umani che non muoiono, che rischiano di non avere più obiettivi e di alzarsi ogni giorno senza viverlo, tuttavia personalmente ho spesso avvertito una sensazione di noia.
Incuriosisce il Thunderhead, questa intelligenza artificiale che sa tutto di tutti (che un po’ mi ha ricordato il caro Aidan) e che tuttavia non può intralciare il lavoro delle Falci. Avrei preferito tuttavia una maggiore interazione di questa IA, che resta molto marginale.
Di questo libro però mi è piaciuta tanto l’idea di base e sicuramente il finale, che chiude il libro con un plot twist interessante e che spinge a voler leggere il seguito. Gli darò una seconda possibilità, sperando di avere tra le mani un libro indimenticabile e non un po’ piatto come questo.
Voi avete amato Falce, oppure non volete neanche leggerlo? Io un po’ vi consiglio di provare, perché comunque l’idea di base è davvero intrigante.
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