Buongiorno Lettori!
Oggi sul blog vi parlo di un libro che è arrivato a me dopo tanto tempo e che purtroppo non mi ha lasciato molto. Storie della mia città di Sarah Ladipo Manyika è uscito a maggio, ma se non erro sarebbe dovuto uscire prima, poi a causa del Covid 19 tutto è stato rinviato. È arrivato a me in estate e alla fine l’ho letto nel mese di settembre, quando ho ripreso gli arretrati a pieno ritmo. Da questo libro mi aspettavo una storia piacevole, ma devo dire di non essere entrata in empatia con la protagonista, cosa che non mi ha permesso di godere pienamente della lettura. Ringrazio comunque Frassinelli per la copia ricevuta.
Storie della mia città
Sarah Ladipo Manyika
Frassinelli
Prezzo: 17.50 €
eBook: 9.99 €
Trama: È una bella mattina di sole, quando Morayo si alza e inizia la giornata affacciandosi alla finestra della sua casa di San Francisco che abbraccia tutta la baia. Che vista: l’azzurro intenso di mare e cielo le provoca brividi di gioia, e le fa quasi passare la nostalgia di Lagos, troppo caotica e degradata, anche se è quella la sua patria. La casa di San Francisco le piace proprio, tanto solida che ha resistito al terremoto del 1906, come ama ricordare la padrona di casa, e ben piantata in un quartiere colorato che a Morayo ricorda i paesi dove ha vissuto con l’ex marito ambasciatore. C’è il postino cinese, sempre gentile con i suoi inchini, il fioraio palestinese diffidente che però le regala spesso un fiore, la senzatetto punk dal look esuberante e Antonio, il poeta che risveglia i suoi desideri. Morayo passeggia, quella mattina, avvolta in un abito africano dai colori vivaci, felice della sua indipendenza di donna âgée dalla vita ricca, di ricordi ed esperienze, di amicizie e passioni. Passeggia e nota la sua Porsche parcheggiata un po’ così, ma in fondo che importa. Passeggia e scivola, senza rendersene conto. Un piccolo incidente che rimette in discussione la sua autonomia. Eppure, senza paura, quella rete di amicizie coltivate con intelligente empatia l’accoglierà di nuovo.
Perché io, come l’edificio, sono anziana. Anziana per gli standard nigeriani, secondo i quali avrei superato di circa vent’anni l’aspettativa di vita di una donna. E, poiché abito qui da tanto tempo, conosco l’andirivieni: quindi, in una mattina come questa, ancora prima che il postino raggiunga il terzo piano, ho sentito i suoi passi. Li Wei è dell’umore di fare i gradini due alla volta e, quando arriva, lo sto aspettando. Normalmente non aprirei la porta in vestaglia, ma Li Wei non è un estraneo. Inoltre, in questa città le persone portano in giro i cani e vanno a prendere i figli a scuola in pigiama. Così, sono qui, con la mia vestaglia rossa, scalza, strofinando le punta delle dita dei piedi (quelle con gli anelli da dita dei piedi) sulla stuoia ruvido del tappetino con sopra scritto BENVENUTO.
Morayo è una donna con tantissima storia ed esperienza sulle spalle. Ex moglie di un ambasciatore, vive ormai a San Francisco, dove un po’ per l’età, un po’ per la sua stravaganza, a volte dimentica cose come le bollette o chiamate importanti legate alla sua patente o dona soldi ad associazioni benefiche che si rivelano truffaldine.
Morayo è una donna divertente, che ama la lettura e i suoi spazi, eppure dopo una rovinosa caduta, si ritrova a mettere in discussione la sua indipendenza, obbligata a rimanere in una struttura per fare fisioterapia.
Questo non è un libro brutto, anzi riesce a regalare bei personaggi (che tuttavia non vengono ben approfonditi ed è un peccato) e anche piacevoli momenti, considerando anche la brevità della storia, si legge in un pomeriggio e può lasciare anche un sorriso sulle labbra, specialmente per il finale.
Il problema, però, è che io ho empatizzato poco con Morayo e non sono riuscita ad amare particolarmente il suo personaggio, che mi è rimasto un po’ indifferente, nonostante racconti molto del suo suo passato.
Parliamo di una storia che non ha particolari alti e bassi, lo definirei quasi un lungo racconto, una serie di vicende vicine tra loro che servono a raccontarci un po’ di Morayo.
Alcune situazioni sembrano dare un twist alla narrazione, ma sembrano risolversi in breve.
L’attenzione principale è su Morayo, quindi si vanno a penalizzare tutti gli altri personaggi, che invece potrebbero dare ancora qualcosa in più alla storia, invece all’inizio c’è anche un senso di smarrimento, complici i momentanei cambi di focus.
Nel complesso è un libro che mi ha lasciata a metà, un po’ insoddisfatta, un po’ leggera e sicuramente piacevolmente coccolata da questa breve storia. Mi è mancato un primo e un dopo e mi è mancato un approfondimento, qualcosa che mi permettesse di far rimanere Morayo nel tempo, senza dover strizzare gli occhi per ricordare un personaggio che ho incontrato da poco.
Per quanto riguarda la scrittura, il libro scorre bene e si legge facilmente, anche se i cambi di prospettiva tendono a confondere un po’.
Un libro che ho letto con piacere e che tuttavia non credo mi resterà impresso nella mente e nel cuore. Una storia piacevole, ma che purtroppo non è incisiva.