[Recensione] Figli di sangue e ossa di Tomi Adeyemi

Buongiorno Lettori!

Questa mattina è iniziata con un bel freschetto (e sarebbe anche ora, no?) così ne ho approfittato per rimanere un po’ di più sotto le coperte! In questi giorni non sono riuscita a leggere tantissimo, ma ho comunque passato del tempo in compagnia di un bellissimo libro, una storia che mi ha conquistata e fatto viaggiare in un mondo pieno d’insidie! Oggi vi parlo di Figli di sangue e ossa di Tomi Adeyemi e ringrazio Rizzoli per la copia fornita.

Figli di sangue e ossa
Tomi Adeyemi
Rizzoli
Prezzo: 18.00 €
eBook: 9.99 €

Trama: Un tempo i maji, dalla pelle d’ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orisha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli. Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l’eredità degli antenati. Al suo fianco c’è il fratello Tzain, pronto a tutto pur di proteggerla, e quando la loro strada incrocia quella dei figli del re si produce una strana alchimia tra loro. Ha inizio così un viaggio epico per cercare di riconquistare la magia, traverso una terra stupefacente e pericolosa, dove si aggirano le leopardere delle nevi e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell’acqua. Un’esperienza umana che non risparmia nessuno, in un turbine di amore e tradimento, violenza e coraggio. Nella speranza di ridare voce a un popolo che era stato messo a tacere.

Figli di sangue e ossa è il primo libro della trilogia Legacy of Orïsha di Tomi Adeyemi.
La protagonista è Zélie, una ragazza che vive con il costante ricordo della madre, catturata e impiccata dalle guardie reale durante il Raid, l’evento che ha visto la fine dei Maji adulti e della sottomissione di coloro che, in quel momento, avevano meno di tredici anni, età in cui era solita risvegliarsi la magia.

Undici anni dopo, Zélie si allena di nascosto con Mama Agba, una donna che con severità e amore educa delle giovani ragazze indovine e le prepara a sopravvivere. Il mondo in cui vivono è quello della sottomissione, delle guardie prepotenti e delle tasse sempre più alte; è un mondo nel quale la vita di un indovino non ha valore e può essere spezzata in qualsiasi momento, senza alcun indugio.

La tua gente, le tue guardie… non sono altro che assassini, stupratori e ladri. L’unica differenza tra loro e i delinquenti comuni sta nelle divise che indossano.

Fin dalle prime pagine scopriamo la differenza tra indovini e maji, ma soprattutto scopriamo le caratteristiche fisiche ed evidenti che rendono quasi impossibile nascondere la propria natura: i capelli bianchi.
Eppure non c’è solo Zélie. Dai primi capitoli scopriamo anche la vita di Amari, principessa di Orïsha, che soffre per la sua condizione di nobile e riesce a sorridere solo in presenza di Binta, la sua migliore amica indovina, e scopriamo anche la condizione di Inan, principe ereditario sempre alla ricerca dell’approvazione del padre.

Figli di sangue e ossa non è solo la storia di Zélie, ma anche di Amari e Inan che, nei capitoli a loro dedicati, ci raccontano la loro parte di storia, ci mostrano la loro realtà, ci parlano della loro verità e mettono a nudo i loro pensieri e sentimenti.

La Adeyemi ci porta alla scoperta di un mondo crudele, privo di empatia verso i più deboli; è un mondo dove la vita non ha valore, dove i bambini sono uccisi senza farsi alcun scrupolo e i più grandi entrano a far parte delle scorte, il modo utilizzato per indicare gli schiavi, coloro che sono obbligati a lavorare per ripagare un debito con la monarchia. È un mondo dove le guardie rispondono solo al re e hanno il potere di sfruttare gli indovini a loro piacimento. È un mondo marcio eppure la Adeyemi ci racconta anche della speranza, dell’amicizia e dell’amore, che lottano contro la rabbia, il tradimento e la vendetta e lo fa con una prosa scorrevole, permettendoci di avere una visione totale di quel che accade, senza però appesantire la storia con troppe descrizioni. Non si risparmia nei combattimenti, racconta di feriti, morti e sopravvissuti, senza tuttavia farlo diventare un bollettino di guerra.

«I vostri avversari sono armati di spade. Perché, allora, io vi addestro nell’arte del bastone?»
«Invalida più che ferire, ferisce più che mutilare, mutila più che uccidere: il bastone non distrugge.»

È un libro che offre un ruolo a tutti, ma le colonne portanti sono Zélie e Amari, predestinate dagli dei a compiere quel viaggio verso la salvezza.
Zélie è un po’ la protagonista classica, una testa dura abile nel combattimento e nel mettersi nei guai, tuttavia è anche perennemente arrabbiata, un sentimento che emerge anche quando si abbandona a debolezze sentimentali.
Amari, invece, è la principessa che all’inizio ho odiato, un po’ piagnucolona e spaventata, eppure è il personaggio che cresce maggiormente, che affronta di petto la lotta per la sopravvivenze e rivela un carattere forte.

Sono ragazze, donne, che vengono aiutate anche dagli uomini, ma non si sottomettono ad essi, anzi questi forse soffrono per la presenza di caratteri femminili così forti. Tzain, fratello di Zélie, cerca di proteggere le due ragazze, tuttavia è spesso loro pari nel combattimento, mentre Inan è stato la maggiore delusione. Un ragazzo privo di spessore, perennemente combattuto tra l’essere sé stesso e l’essere il figlio che il padre vorrebbe. Un ragazzo perennemente diviso a metà, incapace di prendere una decisione, deviato dagli insegnamenti di una vita.

Questo è un libro che fa viaggiare con la fantasia, che permette di attraversare foreste e deserti, e accarezzare animali pericolosi; è un libro che ha la magia in ogni pagina e che termina con poche parole, lasciando a bocca aperta il lettore.

Un libro che ho amato e ringrazio ancora Rizzoli per la copia. Un piccolo appunto su quanto trovate scritto su Amazon. Il libro è consigliato dai 12 anni in su, ma per me forse è dai 14 in su. Capisco che ad oggi crescono in fretta, ma secondo me per dei dodicenni è un po’ troppo cruento.

Chi di voi l’ha già letto?

Scheggia

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

6 Replies to “[Recensione] Figli di sangue e ossa di Tomi Adeyemi

  1. Anche io lo consiglierei a un pubblico un po’ più adulto, è un po’ pesantino. Comunque mi è piaciuto tantissimo ❤

  2. A me invece non è piaciuto molto. L’ho trovato esageratamente prolisso e iperbolico nelle descrizioni, nelle scene di fuga e combattimento… Vero è che si tratta di un fantasy, ma anche nel racconto fantastico va mantenuta l’ aderenza alla verosimiglianza e alla coerenza. Abbastanza interessante il world building, anche se non nuovo, in parte è tutto un po’ già visto (nei racconti di Silvana de Mari, per esempio, si incontrano ambienti abbastanza simili). Comunque buona lettura a tutti, scoprire nuovi libri è sempre una fantastica avventura!

    1. A me questo libro è entrato un po’ nel cuore, ma comprendo benissimo le tue critiche e perplessità. Io non vedo l’ora che esca il terzo libro 😅

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