Buongiorno Lettori!
Oggi è il giorno della mia tappa per il blogtour di La città di ottone di S.A. Chakraborty, un libro che sto leggendo in anteprima e quindi ringrazio Mondadori per la copia e tutto il gruppo del blogtour.
Avrete notato diversi argomenti legati a questo libro, perché c’è davvero tanto da scoprire e io oggi cercherò di parlarvi un po’ di due elementi che si fondono alla perfezione, creando un’atmosfera a tratti onirica.
La storia e il fantasy sanno intrecciarsi, perché il mix di realtà e fantasia funziona così bene da potersi domandare cosa sia vero e cosa no.
Storia e fantasy: quanto sono preponderanti e come si completano nel romanzo
La prima cosa da tenere in considerazione è l’ambientazione.
Chakraborty decide di ambientare la sua storia partendo dall’Egitto, precisamente Il Cairo, dove ci racconta di una città dove le persone hanno fame, sono superstiziose e per le donne di una certa età è strano non essere sposate. Eppure Nahri la troviamo proprio in questa città, una donna non sposata, sicuramente in quella che viene definita Età da marito, che cerca di arrivare a fine giornata con diversi lavori, tutti legati alla sua capacità di capire se una persona sia malata o meno ed eventualmente guarirla.
Lo snodo principale che lega la storia e il fantasy lo si potrebbe trovare proprio in questo spaccato.
Nahri è anche una guaritrice, ma le persone cosa pensano di lei?
Viene chiamata per scacciare spiriti cattivi, per “ripristinare” la mente dei malati, per far partorire le donne. Da una parte la si potrebbe definire una semplice guaritrice dell’epoca, una di quelle persone che, aiutate dalla conoscenza delle erbe e della medicina, guarivano le persone venendo definite anche maghe, streghe e simili.
Ovviamente Chakraborty fa leva su questo e ci permette di scoprire che Nahri in realtà è davvero una guaritrice, ma nel senso magico del termine.
La sua pelle si rigenera in fretta dopo ogni ferita, riesce ad ascoltare a distanza i battiti del cuore ed è in grado di intervenire, nei limiti delle sue capacità.
Ma ci sono altri elementi storici che si intrecciano nella trama magica?
Un paio di elementi sono di notevole spicco e riguardano Daevabad e Dara.
All’interno di Daevabad, questa città nascosta, vivono diverse tribù in una pace precaria, pronte a darsi battaglia al minimo scontro e probabilmente questo è un elemento fortemente realistico, che ha le sue radici nella storia vera, d’altronde in ogni nazione, in ogni continente, i popoli si sono sempre fatti la guerra.
L’ultimo punto che voglio affrontare con voi è la condizione di Dara.
Evito spoiler, tranquille, ma quello che si scopre da subito è che in passato Dara fu uno schiavo.
Cosa comporta per lui esserlo?
Il legame magico gli impone di accontentare il suo padrone, ricordando molto il genio della lampada con i desideri, tuttavia l’elemento reale è proprio la condizione di schiavitù, che toglie qualsiasi libertà all’individuo e determina la sua esistenza in base ai desideri del proprietario.
Chakraborty utilizza temi importanti per il suo libro e li alleggerisce un po’ interazioni e elementi magici, creando un connubio potente, dove le capacità individuali e l’utilizzo di oggetti, permettono la fusione tra realtà e fantasia, storia e fantasy.
Spero che questo piccolo viaggio vi sia piaciuto e vi invito a visitare anche le altre tappe del blogtour!
Scheggia
Sembra molto intrigante! La copertina poi è accattivante 🙂
La copertina è stupenda! Anche il contenuto non è deludente, anzi!