Buongiorno Lettori!
Oggi torno con una recensione quasi di mattina. Quasi eh! Il libro di cui vi parlerò ha avuto un’uscita un po’ travagliata, spostata di circa due settimane rispetto alla data iniziale, però da oggi potrete trovare in tutte le librerie e online La città di ottone di S.A. Chakraborty, primo libro della trilogia di Daevabad.
Questo libro per me è stato un ritorno alla comfort zone perché è un fantasy che sa intrecciare diversi aspetti che di solito apprezzo tantissimo, come la magia, il mistero, un pizzico di romanticismo e tanta adrenalina e suspence. Grazie alla casa editrice per la copia digitale.
La città di Ottone
S.A. Chakraborty
Mondadori
Prezzo: 22.00 €
eBook: 9.99 €
Trama: EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Perché La città di ottone mi è piaciuto?
Come anticipato nella tappa del blogtour, questo libro sa mischiare sapientemente elementi fantasy con elementi reali, creando un mix che convince e che un po’ stupisce, perché ambientato in luoghi non troppo lontani da noi, eppure culturalmente diversi. Si potrebbe quasi pensare alle dimostrazioni di magia come vere, perché d’altronde quanto ne sappiamo di quel che avviene tra le strade del Cairo, tra le dune del deserto e in quelle tribù così distanti dalla nostra quotidianità?
Ma cosa succede in questo libro? Tranquilli, no spoiler!
Nahri, una ragazza del Cairo, accidentalmente evoca Dara, dopo un rito che in realtà non sa fare e che tuttavia le permette di sopravvivere senza essere costretta a prendere marito.
L’arrivo di Dara e il viaggio che intraprendono ci permettono di approfondire alcuni aspetti del carattere di entrambi, che iniziano a conoscersi e cercano di aiutarsi, sfruttando ognuno le capacità dell’altro.
Vi aspettate un viaggio di due giorni, con amore istantaneo peggio del caffè solubile?
No. Si parla di mesi.
Il bello di questo libro è che si sviluppa nel tempo, nonostante sia solo il primo capitolo di una trilogia.
Narrato con due PoV, conosciamo Nahri e il suo rapporto con Dara, il suo viaggio verso Daevabad e gli ostacoli da affrontare e poi c’è Ali, il principe, il qaid, colui che non erediterà il trono dei Qahtani ma in qualche modo si occuperà di aiutare a gestire la città, quando il re morirà e l’emiro Munthadir salirà al trono.
Ma chi è Ali? Un abile guerriero, uno studioso senza eguali, un uomo dalla morale di ferro, dedito alla religione e che nasconde un grande segreto.
La città di ottone ruota intorno a queste tre figure, eppure non si lascerà da parte tutto quel gruppo che le circonda, dai nemici presenti ovunque, alle amicizie sempre più difficili da definire, fino a quel sentimento romantico che porta sogni e porta guerre.
È un libro che all’inizio stupisce e confonde, con tutti quei nomi che risultano nuovi, creature misteriose e magiche, tant’è che per un bel po’ ho faticato a capire i vari intrecci senza consultare il glossario, forse a causa dei troppi termini utilizzati tutti insieme.
Quello che questo libro offre, non è soltanto una storia fantasy, con guerre, amori e città da governare, ma c’è il concetto di schiavitù e ci fa riflettere in senso ampio sul concetto di libertà.
Agire in base ai propri desideri, rispettando la libertà e gli spazi altrui è qualcosa che manca in molti personaggi di questo libro.
Non si salva Dara, né dal suo passato, né dai gesti nel presente, così come non si salva Nahri, vittima a sua volta del suo essere donna, obbligata a determinati comportamenti.
Chakraborty ci racconta anche degli atteggiamenti più meschini durante la guerra, senza mai approfondire o offrire descrizioni prive di utilità alla narrazione; sa farci vedere quanto l’essere vivente, sia esso umano, daeva o cosa, possa decidere di combattere un uomo con la spada e approfittare delle donne, cercando di strappare loro la dignità.
E purtroppo questo non succede solo nei libri.
E infine la religione. È un elemento importante, decisivo e pericoloso. Chakraborty ci mostra diversi aspetti dei vari culti, dell’estremismo e della quotidianità, rivelando quanto determinate figure siano importanti per la speranza delle persone.
È un libro di alti e bassi, di situazioni che sembrano di stallo e rivolte nelle strade, fino al finale che, architettato in modo sapiente, permette di allargare la narrazione ad altri personaggi, getta il dubbio nel lettore e fa sperare in una veloce pubblicazione del secondo volume.
Un inizio di serie davvero interessante e affascinante. Non vedo l’ora di leggere il seguito, perché credo proprio riservi scintille!
Voi lo leggerete?
Scheggia
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Quando vorrò leggere un libro mix romantico adrenalinico prendere in considerazione la tua recensione, grazie 😊🌸
Grazie 😊 spero poi ti piaccia!