Buongiorno Lettori!
Inizia la settimana e non inizia nel migliore dei modi, almeno per quanto riguarda le recensioni. Oggi vi parlo di una grandissima delusione, così grande da mettere in discussione il mio amore per una serie che nei primi volumi mi aveva conquistata. Oggi vi parlerò di Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni, quarto libro con l’ispettore Lojacono e terzo con la squadra al completo.
Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone
Maurizio de Giovanni
Einaudi
Prezzo: 14.50 €
eBook: 9.99 €
Trama: In un misero appartamento vengono trovati i cadaveri di un giovane ricercatore e di sua sorella. Le indagini, affidate a Lojacono e Di Nardo, si presentano subito molto difficili, perché sembra impossibile individuare un movente per il delitto. Ma il tempo stringe: opinione pubblica e autorità premono, e qualcuno, in alto, non aspetta che un fallimento per sciogliere la squadra investigativa più chiacchierata della città. Ancora una volta, insieme, i Bastardi dovranno dimostrare di essere più forti dei loro nemici, più forti anche del vento di tramontana che schiaffeggia le strade insinuando il gelo ovunque, anche nei cuori.
Terzo libro di una serie (escludendo Il metodo del coccodrillo). Tenete a mente questo particolare, perché sarà un elemento fondamentale nella mia valutazione.
Gelo è il terzo libro di una serie, una di quelle che hanno una continuità, con personaggi non solo ricorrenti, ma protagonisti. Non parliamo di libri stand alone che compongono una serie (un po’ come molte serie romance attuali), non c’è un libro per ogni personaggio. No. Parliamo di una squadra, di un commissariato che ha al suo interno più persone, con una storia che si presuppone evolva o in qualche modo si sviluppi, libro dopo libro.
Questa premessa per dire che non si legge Gelo senza aver letto I bastardi di pizzofalcone e Buio. Non si legge Gelo senza conoscere il Cinese, la Piras e Letizia. Non si legge Gelo senza conoscere Pisanelli, Ottavia, Romano, Alex, Palma, Aragona e anche Guida, che ha fatto il cretino nel primo libro e ce lo ricorda di continuo.
Questo per evidenziare, ancora prima della trama, un difetto evidente e particolarmente fastidioso: i riassunti.
Io posso capire e accetto più che volentieri il voler ricordare cosa sia successo precedentemente, a grandi linee, soprattutto perché magari i libri si leggono a distanza di tempo, ma è mai possibile che io debba leggere, ogni volta che viene nominato un personaggio ricorrente, quale sia la sua storia e come sia entrato in contatto con uno dei Bastardi? O anche gli stessi personaggi principali, perché ripercorrere sempre e continuamente alla loro storia? Perché spiegare sempre che Alex è gay e il padre non lo sa, che Romano ha problemi di rabbia e si trova a Pizzofalcone perché ha perso la pazienza, e via dicendo?
Io lo so e lo sa chiunque abbia avuto il buonsenso di leggere i libri precedenti, così da leggere una serie in ordine cronologico.
Non leggo il settimo libro di Harry Potter senza aver letto i sei precedenti, perché dovrei fare lo stesso con i Bastardi di Pizzofalcone?
E parte dello sfogo è finito.
Passiamo al libro.
I casi principali sono due: nel primo (e anche principale) troviamo due fratelli brutalmente assassinati, mentre nel secondo caso c’è un presunto abuso da parte di un padre su una figlia; questo secondo caso sarà molto marginale e poco approfondito, seppur interessante.
L’assassinio dei due fratelli è la questione principale, quella sulla quale indagheranno soprattutto Lojacono e Alex.
E allora cosa dire di questa storia? Onestamente, la fortuna è che de Giovanni scrive bene e sa come tenere un po’ alto l’interesse del lettore, perché stavolta il caso è piuttosto debole (io non sarò Horatio di CSI, ma ho indovinato subito il colpevole e anche quasi il movente). Mi è dispiaciuto – e anche tanto – perché almeno speravo in un approfondimento delle vicende personali dei personaggi, che invece soffrendo di un’immobilità perenne, una specie di gelo se vogliamo ricorrere al titolo; l’ho accettato nei primi due libri, soprattutto perché in Buio c’era una tensione fortissima, ma in Gelo pretendevo qualcosa che non c’è stato.
In più di trecento pagine si resta immobili, per poi avere un piccolo passo avanti nelle ultime cinquanta pagine.
Posso capire tante cose, il fatto che la narrazione occupi pochissimi giorni e che non si possono pretendere cambiamenti improvvisi, ma dei passi in avanti ci devono essere e invece si sfrutta tantissimo l’utilizzo dei riassunti quasi per infarcire il racconto, senza andare avanti. La delusione più grande l’ho avuto nella storia Frate Leonardo, che praticamente non avanza di un millimetro, tranne per qualche breve riflessione.
Non posso dire che Gelo sia brutto, così come non possono paragonarlo a libri davvero pessimi. Qualcosa c’è, ma troppo poco e troppo debole.
Mi dispiace. Mi dispiace tanto perché questa serie complessivamente mi piace. Ho letto dei libri bellissimi e questo è stato un po’ come una doccia fredda, imparagonabile se penso ai precedenti, densi di pathos e forza.
Lo stile si conferma complessivamente fluido – anche se in alcune parti ho avvertito un po’ di pesantezza – e si legge velocemente, complice anche il voler scoprire, in ogni caso, chi è l’assassino. Il Gelo è il filo conduttore di tutta la vicenda, a partire dal clima, per insinuarsi poi nelle anime dei poliziotti e un po’ anche nel lettore.
Peccato però, perché le premesse per un capolavoro c’erano.
E voi avete letto questo libro della serie? Vi è piaciuto o avete avuto delle perplessità?