[Recensione] Il cielo non ha catene di Ruta Sepetys

  1. Buon pomeriggio Lettori!

Oggi vi voglio parlare di un libro che aveva tutte le premesse per essere perfetto e che tuttavia ha faticato a prendere il via, causandomi all’inizio un po’ di noia. Il libro è Il cielo non ha catene di Ruta Sepetys e ringrazio la Garzanti per la copia ricevuta.

Il cielo non ha catene, Ruta Sepetys, Garzanti, I must betray you, comunismo, Ungheria, anni '80, Avevano spento anche la luna, recensione, storia, amore, adolescenzaIl cielo non ha catene
Ruta Sepetys
Garzanti
Prezzo: 18.60€
eBook: 9.99 €

Trama: Occhi grigi e capelli spettinati, Cristian ha diciassette anni, ascolta musica rock e legge poesia. È stato suo nonno a insegnargli il valore delle parole e a incoraggiarlo a seguire le proprie passioni. Anche quando è difficile. Anche quando è proibito. Perché Cristian vive nella Bucarest del 1989. Sono tempi duri per chi, come lui, sogna la libertà. Per chi crede in un avvenire diverso, ma è costretto in un paese apparentemente senza fu – turo. Per questo Cristian denuncia nel suo diario i soprusi del regime di Ceaușescu cui assiste ogni giorno. Ma quando la polizia segreta lo convoca e minaccia la sua famiglia, il ragazzo è costretto ad andare contro ogni sua convinzione e accetta di diventare una spia. Purtroppo, è ben consapevole di che cosa significhi ostacolare pubblicamente un dittatore. Sa di essere circondato da persone pronte a tutto per entrare nelle grazie del governo. Non può fidarsi di nessuno, nemmeno dell’intelligente Liliana, che, sotto una lunga frangia, nasconde occhi grandi e dolci. Soltanto lui può salvare le persone cha ama. Ma a modo suo, cercando di seguire gli insegnamenti del nonno e senza perdere la propria integrità. Perché l’inverno sta volgendo al termine e per le strade di Bucarest si sussurrano parole di libertà. E Cristian non può che rispondere all’appello. Anche se significa mettere a repentaglio la propria vita.

Divisore Scheggia

Anni fa lessi Avevano spento anche la luna e rimasi colpita dalla potenza del racconto di Ruta Sepetys. Nel tempo poi non mi è capitato di leggere le altre sue pubblicazioni, fino a quest’ultimo libro, pubblicato recentemente da Garzanti.
Mi sarei aspettata qualcosa di più, però grazie a questo libro ho avuto modo di approfondire un po’ fatti storici e situazioni che in parte non conoscevo.

Ci dicevano che eravamo tutti fratelli e sorelle nel comunismo. Rivolgersi l’un l’altro con l’appellativo compagno rafforzava il fatto che eravamo tutti uguali, senza classi sociali a dividerci. I bravi fratelli e le brave sorelle nel comunismo seguivano le regole.

La storia è quella di Cristian e della sua famiglia, nella Romania governata da Ceauşescu, dove nessuno può dirsi al sicuro.
Le case sono tutte uguali, anguste e piccole per le famiglie, gli oggetti all’interno vengono definiti di proprietà del partito e all’interno delle abitazioni vengono piazzate microspie per controllare e ascoltare i discorsi degli abitanti, per paura di eventuali dissidenti. Il concetto di privacy non esiste. La democrazia non c’è e il mondo intorno finge di non vedere in che condizioni vivono i romeni, privati del cibo, affamati e con delle sigarette come moneta di scambio.
Si vive in un clima di perenne terrore e non ci si può fidare di nessuno, perché ogni persona potrebbe essere una spia, informatori per conto del partito.

Le Kent. Le Kent erano sigarette occidentali. Le Kent venivano usate come moneta. Per le mazzette. Per gli scambi. Per il mercato nero.
Avevamo bisogno delle Kent per un sacco di cose: vedere un medico, dare una mancia agli insegnanti, corrompere l’amministratore dell’appartamento. Se sei malato e senza Kent, sei spacciato. Ma usa le tue Kent con criterio. Ha davvero bisogno di punti di sutura… o puoi fare a meno di quel dito del piede? Risparmia le tue Kent per ciò che conta davvero.

Cristian è solo un adolescente e deve affrontare questa vita, ma avverte nel cuore la voglia di ribellarsi, ha voglia di rivoluzione anche grazie al nonno, un uomo che non ha mai accettato la dittatura comunista e che ne paga le conseguenze ogni giorno.
Il libro è molto interessante e la storia a un certo punto si fa molto coinvolgente, però le prime 100 pagine le ho trovate estremamente ripetitive e un po’ noiose. Non avevo voglia di andare avanti, poi però non ho mollato e in effetti si è ripreso alla grande.

Durante la lettura ci si rende conto che non ci si può fidare di nessuno e che tutti in realtà si sentono oppressi dal regime, infatti il titolo originale (I must betray you) è ben più significativo di Il cielo non ha catene.

La storia è narrata in prima persona dallo stesso Cristian, che in piena dittatura vive la sua prima storia d’amore, non senza i dubbi alimentati dalle insicurezze dell’età e dalla paura di non potersi fidare della ragazza che ama.

I capitoli sono brevi ma incisivi e la scrittura di Ruta Sepetys è davvero bella, però la narrazione in prima persona è qui un’arma a doppio taglio. È un tipo di narrazione che permette di empatizzare con il protagonista, però se non si riesce a stabilire un legame con esso, come nel mio caso, si rischia di scivolare nella noia durante alcune situazioni.
Ho fatto fatica ad apprezzare Cristian e Liliana, anzi in realtà non ho empatizzato con nessuno dei personaggi, però ho avvertito l’adrenalina scaturita dalla rivoluzione e mi è piaciuto l’intreccio con i fatti realmente accaduti.
Forse alla fine c’è stata anche troppa fortuna, ma va bene così, dal momento che Cristian stesso vive perennemente giornate di angoscia e delusioni.

Nel complesso il libro mi è piaciuto perché ha affrontato diversi temi, normalmente comuni, ma difficili nel contesto storico di riferimento.
Riesce a fare un’ottima visione e conoscenza della Romania di fine anni ’80 e meriterebbe di essere letto anche solo per scoprire cosa sia successo in quegli anni, anche perché dubito che nelle scuole si arrivi a studiare quel periodo.

Peccato però per tutta la parte iniziale, ridondante nei concetti, come se l’autrice avesse faticato a fare una vera partenza a tutta la storia.

Voi conoscete questa autrice? Avete letto altri suoi libri?

Scheggia

 

Cartaceo eBook

 

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

4 Replies to “[Recensione] Il cielo non ha catene di Ruta Sepetys

  1. Non conoscevo l’autrice però senza dubbio questo libro è interessante. A scuola siamo arrivati a mala pena alla seconda guerra mondiale e dell’Ungheria non ne abbiamo mai parlato. Un vero peccato perché così ci siamo persi un gran pezzo della storia moderna. Grazie per averne parlato, è sempre un piacere leggere le tue recensioni ❤️

    1. Ho commesso l’errore di scrivere Ungheria invece di Romania. Mannaggia a me e quando mi faccio prendere da altri pensieri XD Comunque la sostanza non cambia a livello scolastico, infatti si studia poco il periodo post seconda guerra mondiale.

Commenta se ti va, io sarò ben lieta di rispondere.