Buongiorno Lettori,
stamattina torno sul blog con un libro che mi ha fatto davvero arrabbiare. Oggi vi parlerò di un libro che affronta temi forti, soprattutto vista l’età dei protagonisti, tuttavia vi dico da subito che non sarà una recensione piacevole e mi dispiace.
Oggi vi parlo di Il fuoco di Laura Bates e ringrazio la Rizzoli per la copia omaggio.
Il fuoco
Laura Bates
Rizzoli
Prezzo: 18.00 €
eBook: 8.99 €
Trama: Anna ha cambiato città, buttato il telefono e chiuso tutti i suoi profili social. Nulla sembra legarla al passato in cui è accaduto l'”incidente” che ha spinto lei e sua madre a trasferirsi dalla grande città in un incantevole villaggio della costa scozzese che sembra vivere fuori dal tempo. Non è facile costruirsi delle nuove amicizie e una nuova vita, ed è proprio quando pensa di avercela fatta, di non essere più sola, che tutto precipita. Mentre deve fare i conti con il passato e con l’inferno in cui si sta trasformando il presente, non è un caso che Anna si appassioni alla storia di Maggie, una ragazza che, secoli prima, era stata accusata di stregoneria in quello stesso villaggio. Due storie, le loro, che s’intrecciano a distanza di centinaia di anni e che testimoniano come una diceria possa dar vita a un’insensata caccia alle streghe, allora come oggi.
Il fuoco di Laura Bates è un libro che potrebbe rientrare nella categoria degli Young adult per l’età dei protagonisti, ma soprattutto si propone come un libro di denuncia verso il bullismo e gli atti che rientrano in quello che viene definito Revenge Porn (non si utilizza espressamente questo termine, ma di questo si tratta).
È un libro controverso perché dall’autrice e fondatrice del progetto Everyday Sexism mi sarei aspettata qualcosa di più, con un maggiore impatto, ma soprattutto con un messaggio diverso o almeno una nota a piè di pagina. Quello che l’autrice offre nelle note finali non basta, perché troppo spesso i libri vengono chiusi con il punto finale dell’epilogo.
Anna e la madre si sono trasferite a Saint Monans, in Scozia, e per entrambe dovrebbe iniziare una nuova vita, eppure ai tempi dei social riesce difficile lasciarsi qualcosa alle spalle e con una semplice scintilla, tutto può prendere fuoco.
La Bates decide di raccontare una storia di bullismo e lo fa con gli occhi e la voce di Anna, una ragazza che compie un’azione, senza immaginarne le possibili conseguenze, senza pensare a quanto malvagie possano essere le persone, tuttavia molti punti non mi hanno convinta.
Prima di tutto la storia parte molto lentamente, si focalizza troppo sulla scuola, quasi come struttura invece che come ambiente sociale, inoltre ci viene raccontato di diversi progetti importanti, ma nessuno viene poi veramente approfondito o giunge a una conclusione tra i banchi da scuola.
La storia di Anna si intreccia a quella di Maggie, donna della metà del 1600 che diventa protagonista di un compito importante e tuttavia, per quanto mi sia piaciuto il parallelismo con le pessime condizioni di vita di questa donna, mi sarei aspettata una svolta diversa nella narrazione.
Ci vengono raccontate le nuove amicizie di Anna, si accenna a Robin – che tuttavia resta un personaggio di sfondo – ma la gran parte del racconto è dedicata alla ricerca per il compito di storia oltre alla questione spinosa che emerge intorno alla metà del libro.
Una menzione speciale è per la madre di Anna, grande donna in grado di combinare guai incredibili. Ma come si fa? Come? Ma come ti viene in mente?
A livello introspettivo è un romanzo che scava dentro e in alcuni momenti scuote nel profondo: quel che vive Anna tutti i giorni, non può lasciarci indifferenti, così come non si può non notare quante similitudini esistano tra i trattamenti di Maggie nel 1600 e quelli di Anna ai giorni nostri.
Un altro aspetto che non ho apprezzato riguarda il poco sviluppo dei personaggi, che restano sempre a margine, un po’ come alcuni temi di fondamentale importanza e che tuttavia vengono solo accennati e non approfonditi.
È un libro che fa accumulare tante domande ma anche tanta rabbia perché Anna e la madre fuggono, perché solo alla fine fanno sentire un po’ la loro voce, senza però realmente reagire.
E allora, che tipo di messaggio passa?
Anna non viene aiutata, non viene supportata e soprattutto sembra che passi il messaggio secondo il quale il silenzio e l’accettazione siano la vera soluzione. E così non deve essere.
Questo è un libro che ci racconta di insegnanti incapaci di ascoltare, in grado di colpevolizzare la vittima di bullismo, ma soprattutto ci racconta di ragazzi che non vengono denunciati davanti a gravi atti nei confronti di una minorenne.
Questo dovrebbe essere un libro di denuncia, perché leggendo le note dell’autrice, lei stessa fa presente quanto questi atteggiamenti avvengano quotidianamente nelle scuole, io questo lo capisco, però non sarebbe stato più adatto mostrare ai possibili lettori, eventuali ragazzi di tredici – quattordici anni, dei genitori in grado di capire, in grado di prendere in mano la situazione e aiutare? Cosa rischia di capire un adolescente, leggendo questo libro?
Questa storia aveva il potenziale per trattare un tema difficile e credevo lo facesse davvero, anche perché viviamo in un periodo dove i social sono sempre più presenti e le azioni, gli sbagli o anche semplicemente le frasi dette, restano online per tanto tempo.
Dal punto di vista stilistico si legge con facilità, scorre e l’intreccio con la storia passata lo rendono più interessante, oltre al fatto che, indipendentemente dalle scelte compiute dall’autrice, questo libro offre buoni spunti di riflessioni e interroga il lettore sul ruolo degli insegnanti e dell’istruzione in contesti sempre più difficili. Sicuramente ci si domanda quanto le scuole siano pronte a contrastare il fenomeno del bullismo sui social e quanto siano pronti i genitori.
Però, ed è un grande grande grande però, c’è qualcosa che devo dire e che non solo io mi sono domandata durante questa lettura. Non vi dirò il motivo preciso, ma nel contesto creato, nel tipo di storia che si è voluto raccontare, perché non si denuncia? Perché si passa sopra ad atti miserabili?
Bisogna denunciare.
Ragazzi, ma soprattutto genitori, il bullismo va denunciato, in ogni sua forma. Bisogna denunciare e non stare zitti.
Questo libro mi ha davvero fatto arrabbiare, anche perché prometteva davvero bene. Detto ciò, ricordiamoci tutti che le parole hanno un peso e che le amiche si vedono davvero nel momento del bisogno, altrimenti Addio, Au Revoir, Goodbye, Auf Wiedersehen, Adiós e chi s’è visto s’è visto.