[Recensione] Lo capisce anche un bambino di Mattia Zecca

Buon pomeriggio Lettori,

oggi leggerete una recensione che tale non è. Vi parlerò di Lo capisce anche un bambino di Mattia Zecca, edito Feltrinelli, ma in realtà proverò a farvi capire il mio pensiero, con moderazione, perché il mio compagno dice che di solito tendo a infervorarmi un po’ troppo…

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Mattia Zecca
Feltrinelli
Prezzo: 16.00 €
eBook: 9.99 €

Trama: “Un figlio è sempre una scoperta che muta la geografia del tuo mondo.” E il mondo che questo libro invita a esplorare è quello raccontato dalla voce di un padre, ma osservato con gli occhi di Lorenzo e Martino, due bimbi che condividono la stessa cameretta, la stessa storia di amore, determinazione e cura e, soprattutto, gli stessi genitori: papà Mattia e papà Nicola. È la storia vera, insomma, di una famiglia come le altre: una famiglia felice che, convinta di essere trasparente, una tra le tante, scopre invece di essere invisibile. Perché se l’amore ignora sempre le leggi della fisica e della biologia, la legge talvolta ignora l’amore. A Lorenzo e Martino, infatti, che di genitori ne hanno due, l’ordinamento italiano ne riconosce solo uno per ciascuno. L’altro, per le istituzioni, non è che un mero convivente. Lorenzo e Martino, per la legge italiana, non sono fratelli. “Per il nostro Paese noi siamo quattro simpatici coinquilini che si vogliono tanto bene e che, se trovassero un buon portiere, potrebbero formare un’ottima squadra di calcetto a cinque. Se solo papà Mattia e papà Nicola sapessero giocare a pallone. È questo, il problema.” Con una scrittura delicata e profonda, Mattia Zecca racconta una storia personale ma anche collettiva, che ci riguarda come figli prima ancora che come genitori, nel nostro diritto assoluto di essere visti per quello che siamo. E, in fondo, getta luce sull’unico senso intimo e universale del desiderio di costruire una famiglia: “Essere genitori è prima di tutto un’occasione: quella di essere i bambini che non siamo mai stati, o che non siamo stati abbastanza, o che non siamo stati come avremmo realmente potuto o desiderato. Essere genitori vorrebbe dire, insomma, tornare bambini, ma imparando a esserlo meglio”.

Divisore Scheggia

Che libro è questo?
È un libro che ci racconta la vita di una famiglia.
E voi direte: embè? Ne sono piene le librerie!
Ed è vero! È pieno di libri di famiglie, scritti anche da personaggi famosi, che raccontano quanto cambi la quotidianità con l’arrivo di un figlio, poi il secondo, il terzo, le ospitate dalla D’Urso! Un delirio!
Ecco, pensate che Mattia Zecca ha scritto un libro sulla sua famiglia, composta da genitori e figli, però il nostro Stato non la riconosce. I suoi figli non sono considerati fratelli, Lorenzo ha un papà, Martino un altro e insieme sono quattro conviventi sotto lo stesso tetto.
Geniale, eh? (Leggasi con ironia, per favore)

Mattia in questo libro dal titolo molto esplicativo – Lo capisce anche un bambino – ci racconta la sua famiglia e lo ammetto, io durante la lettura ho avvertito una rabbia crescente, perché Mattia e Nicola sono due persone che si amano – e si amano davvero tanto perché Nicola mangia la pizza con l’ananas e questo potrebbe essere uno scoglio in molte coppie – quindi dicevo, si amano e hanno deciso di mettere su famiglia, eppure il nostro Stato non gliela riconosce.
E non è giusto.

Mattia, proprio per esperienza diretta, spiega l’iter da seguire in caso si voglia accedere alla pratica della gestazione per altri (esatto! Non si chiama Utero in affitto) in America, nel totale rispetto della donna e del suo corpo. Fa anche riferimento alle difficoltà di un’eventuale adozione all’estero, difficile davvero per chiunque e spesso non praticabile.

“Lottiamo da anni per affermare che solo noi donne possiamo decidere del nostro corpo: e allora perché Ashleigh non può decidere di usare il suo per aiutare una coppia di brave persone a diventare genitori? Da anni gridiamo che l’utero è mio e ne faccio quello che dico io: e allora perché una donna può decidere di interrompere una gravidanza per un figlio che non vuole e un’altra donna non può decidere di portare avanti una gravidanza nell’interesse di chi un figlio lo vuole e non potrebbe averlo altrimenti?”

E allora perché mi sono arrabbiata?
Perché Mattia, Nicola, Lorenzo e Martino sono una famiglia ed è uno schifo non riconoscerlo.

Mattia racconta della nascita di Lorenzo e poi di Martino, ma soprattutto racconta la loro quotidianità e sapete una cosa? Hanno dei bambini che si comportano semplicemente da bambini, come tutti gli altri.

Troppo spesso leggiamo e ascoltiamo pareri sulla necessità di avere genitori di sesso diverso per la tutela dei bambini, eppure in questo libro si legge di una famiglia normalissima, che ama e educa i propri figli, supportati da nonni e zii, contentissimi di far parte di tutto questo. Ecco perché questo libro andrebbe letto.

Leggendo ho inevitabilmente pensato a Giulia per diversi motivi.
Prima di tutto perché lei e Lorenzo sono un concentrato di energia e positività e sì, il merito è anche dei genitori che permettono a questi bambini di crescere in un ambiente sereno.
E ho pensato a Giulia anche quando Mattia parla del gioco del nascondino e del periodo del cibo tutto intero, perché anche mia figlia fa così e ho riso davvero tanto!

“Papà, ora mi nascondo, ok?”
Lorenzo ci avvisa. Sta per iniziare uno dei giochi che più lo diverte, da un po’ di tempo a questa parte: quello di nascondersi e poi chiederci di stanarlo.

Martino e Lorenzo stanno crescendo in una famiglia che li ama e che tuttavia non è riconosciuta dal nostro ordinamento e per essere riconosciuti stanno affrontando un procedimento lungo, complesso e che inevitabilmente toglie un po’ di serenità a questi genitori.

Un piccolo appunto vorrei farlo poi sul passato e sulla vita proprio di Mattia.
È cresciuto in quella che ad oggi ci piace definire famiglia tradizionale: madre, padre, figlio, figlia.
Ci racconta del suo rapporto con il padre, con quel timore che lo spingeva a giocare di nascosto con la sorella e le Barbie, soltanto perché a lui piaceva inventare storie.
Mattia ci racconta della sua crescita e di come sia cambiato, negli anni, anche il rapporto con i genitori, come abbia trovato un nuovo equilibrio.

È un libro pieno di bei messaggi e pensieri positivi, nonostante le tante difficoltà affrontate da questi genitori.

E vabbè, questa non è stata una recensione, anche perché non posso giudicare i personaggi (Nicola sì, perché mangia la pizza con l’ananas), la trama, lo sviluppo… però leggetevelo perché potrebbe davvero farvi capire tante cose, aiutandovi a comprendere dinamiche che spesso vengono spiegate dai cugini esperti per sentito dire al bar.
Pratiche complesse come la gestazione per altri, qui vengono spiegate per esperienza diretta e invitano anche ad informarsi su come sia realmente, lontano dal sentito dire.

Un ultimo appunto vorrei farlo sulla questione famiglia tradizionale.
Sarò romantica, ma non sarebbe meglio considerare tradizionale una famiglia dove regni l’amore, dove si insegni il rispetto e l’educazione?
Davvero vogliamo limitare il concetto di tradizionale al sesso dei genitori?
Famiglia è un concetto ben più ampio del semplice M e F degli adulti, da spuntare come nelle letterine d’amore alle elementari, al posto del Si e No.
Siamo nel 2021 e dovremmo essere in grado di fare di meglio.

Sono sempre aperta al dialogo, ma invito i lettori di questo articolo a non commentare – nel caso abbiano voglia – in modo inappropriato.

Detto ciò, vi invito a leggere questo libro, indipendentemente dalle vostre posizioni, per provare anche a mettervi nei panni di queste persone e capire un po’ la loro vita.
E lo so. La pizza con l’ananas è dura da digerire!

Scheggia

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Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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