Buongiorno Lettori,
mi sono assentata per un po’ di tempo, questo è vero, però mi sono ritrovata tra le mani un libro desiderato e che tuttavia a un certo punto mi ha un po’ mandato in blocco, alleggerendomi di tutto quel desiderio che avevo, inizialmente, di leggerlo. Il libro è Sono contenta che mia mamma è morta di Jennette McCurdy, edito Mondadori.
Sono contenta che mia mamma è morta
Jennette McCurdy
Mondadori
Prezzo: 15.00 €
eBook: 9.99 €
Trama: Jennette McCurdy ha solo tredici anni quando diventa una celebrità della tv grazie alla serie “iCarly”. Dietro il suo sorriso smagliante si nasconde però l’inferno degli abusi fisici e psicologici a cui sua madre la sottopone fin da quando è bambina. Ossessionata dall’idea di fare della figlia una star, Debbie ha assunto il controllo maniacale di ogni aspetto della sua vita. E Jennette, pur di vedere la madre felice e di conquistare il suo amore, è disposta a rinunciare all’infanzia normale che vorrebbe così tanto. Giorno dopo giorno, per anni, Debbie cerca di distruggere Jennette per ricostruirla a suo piacimento. Solo quando il cancro obbliga Debbie a stare in ospedale e lontano da lei, Jennette scopre fino a che punto è riuscita a devastarla. Preda di disturbi alimentari, dell’alcol e di una grave depressione, è costretta ad affrontare il suo passato e il mostro che l’ha resa ciò che non avrebbe mai voluto essere.
Jennette McCurdy ha passato l’inferno. Lei non se ne rendeva conto e la cosa peggiore è che le persone intorno a lei hanno permesso tutto quanto.
Voglio iniziare la recensione con queste parole, perché palesemente nessuno ha impedito a Debbie, la madre, di abusare di lei sotto gli occhi di tutti.
Jennette è solo una bambina quando la madre decide di farla recitare, facendo passare la decisione come un’idea della piccola. Debbie ha sconfitto il cancro e usa la sua malattia per far sentire in colpa ogni essere vivente, prima tra tutti proprio la figlia, che subirà i desideri della madre e i suoi scatti d’ira.
L’autrice riesce a raccontare in maniera razionale tutto ciò che le è accaduto durante l’infanzia e l’adolescenza, fino alla morte della madre.
Jennette è una bambola nelle mani di quella donna: deve studiare danza, sorridere o piangere all’occorrenza, deve mostrarsi sicura o insicura a seconda del provino; deve essere bella ma non troppo bella, con i capelli morbidi e lucenti e l’aspetto da bambina è fondamentale, perché la crescita è pericolosa.
Una madre che dovrebbe amarti e che invece ti porta a diventare anoressica, in favore della restrizione calorica; una madre che dovrebbe accettare la figlia così com’è e invece fa di tutto per plasmarla a suo piacere.
Una madre che dovrebbe accudire la figlia e invece vive sulle sue spalle.
Ogni cosa “buona” che la mamma dice sulla mia “bellezza naturale” è seguita dal suo aspetto negativo, e questo giustifica la necessità di rimediare grazie a un pizzico di buona, vecchia bellezza comprata al negozio.
Debbie è tutto ciò che non rientra nei canoni di una madre per bene, ma soprattutto è una persona pericolosa, che tuttavia si ritrova ad agire senza che nessun adulti si scontri apertamente con lei.
È una donna che pretende dalla figlia senza mai dare nulla in cambio. È una donna spregevole, che per quanto sia malata, non sono riuscita a giustificare in nessuna pagina.
Durante tutta la lettura ho aspettato il momento della morte della madre per tirare un sospiro di sollievo, ma così non è stato, perché quella donna, per Jennette, è stata come un’edera velenosa, avvinghiata al corpo e all’anima e difficile da estirpare.
Al di là delle emozioni e dei sentimenti negativi provati durante la lettura, questo libro a un certo punto ha smesso di convincermi. L’ho trovato troppo lungo in alcuni momenti e contemporaneamente avrei preferito un maggiore approfondimento su altri. Tutta la prima parte è decisamente più forte e coinvolgente della seconda, che invece soffre anche del sospiro di sollievo che si tira quando Debbie non c’è più.
È un libro che purtroppo mi sono trascinata per settimane e che per quanto affronti tantissimi temi importanti e anche pericolosi, mi sono ritrovata a pensare che qualcosa non abbia funzionato. Si è inceppato qualcosa nel meccanismo della narrazione e quel qualcosa ha iniziato a farmi perdere interesse e attenzione.
Nonostante sia scritto bene, questo libro mi ha dato tanto e allo stesso tempo mi ha lasciato poco.
Nelle parole di Jennette si capisce quanto sia difficile recitare per un bambino e quanta pressione si metta sulle loro spalle, non solo per i provini e per il lavoro, ma anche per tutto quello che gira intorno al set, dagli eventi alla richiesta di autografi e foto anche mente si passeggia.
La gente mi lascia indifferente. Oppure mi irrita. A volte mi disgusta. Non so di preciso quando sia capitato, ma so che è un cambiamento relativamente recente e che in qualche modo c’entra la fama. Sono stanca delle persone che si avvicinano a me come se mi possedessero. Come se dovessi loro qualcosa. Non ho scelto io questa vita. L’ha scelta mia mamma.
Seppur non sia il mio libro preferito di quest’anno, vi invito a leggere Sono contenta che mia mamma è morta per rendersi conto che anche un genitore può essere tossico, abusante e che non si deve niente a persone così.
Debbie è la persona che non vorresti mai incontrare in tutta la vita.
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