[Recensione] Vicolo Sant’Andrea 9 di Manuela Faccon

Buon pomeriggio Lettori!

In questi giorni di caos e mal di testa, sono riuscita a finire alcuni libri e oggi voglio parlarvi di Vicolo Sant’Andrea 9 di Manuela Faccon, edito Feltrinelli che ringrazio per la copia.

Vicolo Sant'Andrea 9, Manuela Faccon, Feltrinelli, Guerra, Seconda guerra mondiale, manicomio, narrativa, romanzo storico, narrativa italianaVicolo Sant’Andrea 9
Manuela Faccon
Feltrinelli
Prezzo: 18.00 €
eBook: 11.99 €

Trama: Padova, anni cinquanta. Teresa lavora come portinaia in un palazzo del centro. Dietro un aspetto dimesso e in apparenza insignificante, nasconde un bruciante segreto. Nel dicembre del 1943, quando aveva sedici anni, di ritorno da un incontro sotto i portici di piazza delle Erbe con il garzone di cui è innamorata, assiste all’arresto della famiglia ebrea per cui lavora e da cui è stata istruita e educata alla lettura. Un attimo prima di essere portata via dai soldati, la padrona le affida il suo ultimo nato: Amos, due enormi occhi scuri e una voglia di fragola sulla nuca. Qualcuno però fa la spia, Teresa viene separata a forza dal bambino e per punizione rinchiusa in manicomio. Anni dopo, continua a pensare a quel bambino. Sarà ancora vivo? Che tipo di persona sarà diventato? E fino a che punto dovrà arrivare, lei, per tener fede alla parola data? Presta servizio in casa delle ricche signorine Pozzo, così diverse dall’amorevole signora Levi o dalla famiglia numerosa in cui è cresciuta in campagna, e intanto cerca Amos. Finché un nuovo colpo del destino le offre l’occasione tanto attesa: c’è un impegno da onorare, una verità da consegnare prima che il portoncino di vicolo Sant’Andrea 9 si spalanchi per l’ultima volta e lei sia finalmente libera di ricominciare.

Divisore Scheggia

Questo libro mi è piaciuto? No e adesso vi spiegherò perché.

Vicolo Sant’Andrea 9 è l’esordio letterario di Manuela Faccon, basato su fatti realmente accaduti nella sua famiglia. Il libro si apre con Teresa che nel 1958 viene licenziata e dovrà lasciare la portineria di Vicolo Sant’Andrea 9, ma cos’è realmente successo?
In un flashback ci viene raccontato quanto successo a partire dal dicembre del 1943, quando una Teresa adolescente si ritrova a doversi prendere cura di un bambino ebreo, affidatole dalla madre durante una retata.
A seguito di una soffiata, il maresciallo Attilio Pozzo arresterà Teresa, separandola dal bambino e firmando per mandarla in manicomio dopo essere stata torturata.

La vita di Teresa si divide così in un prima e un dopo, però mi è mancata una vera e propria narrazione della sua esistenza; nonostante l’esistenza della protagonista abbia come unico obiettivo quello di ritrovare Amos, di scoprire il suo destino, avrei apprezzato un maggior approfondimento sulle condizioni delle donne nei manicomi, invece di descrizioni abbastanza lunghe delle preparazioni dei pranzi e delle cene delle signorine Pozzo.

La storia che riguarda i manicomi è probabilmente poco conosciuta e anche io avrei preferito saperne di più, anche per poter comprendere meglio lo stato d’animo di Teresa che, una volta uscita, conserva nella mente il ricordo degli anni rinchiusa tra quelle mura.

All’inizio il racconto sembra incalzare e sicuramente questo è anche a causa della paura che si percepisce nelle parole e nei pensieri di Teresa, con un neonato nascosto in casa, tuttavia appena lei viene rinchiusa, tutto sembra appiattirsi, consegnando al lettore una storia trascinata e lenta, priva di una vera enfasi.

Le due cose che poi ho apprezzato di meno sono:

  • Prima di tutto la trama del libro. Va bene dare informazioni sul libro, ma la trama qui è un riassunto di tutte le circa 280 pagine. Non ti dice solo cosa sia successo al bambino e qui arriviamo al punto due…
  • Si capisce subito. Basta leggere poche pagine e si capisce.

Mi dispiace perché c’erano le premesse per un’ottima storia, tuttavia ho trovato la narrazione un po’ confusa, persa e anche l’indagine che Teresa porta avanti è debole, si perde in goffi tentativi.

Personalmente non sono entrata in sintonia con Teresa, con il suo carattere, e spesso ho avuto la tentazione di urlarle “sveglia! Reagisci!” però questa la reputo una cosa positiva, perché uno dei motivi che mi ha spinta a continuare è stato proprio il desiderio di trovare una reazione forte, qualcosa d’impatto.
Sicuramente mi avrebbe fatto piacere anche un’attenzione maggiore alle usanze dell’epoca e sui pregiudizi legati alle persone che erano state in manicomio, considerate rotte, malate, non buone per un matrimonio.

Peccato però, perché la trama mi aveva incuriosita, anche se non pensavo fosse un riassunto, all’inizio.

due, votazione, stelline, recensione

E voi cosa ne pensate? Vi incuriosisce questo libro?

Scheggia

 

Cartaceo eBook

 

Scheggia

Sono Scheggia ma in realtà sono Deborah e ho una passione sfrenata per la lettura. Entro in libreria ogni volta che ne ho l'occasione, passo ore e ore a guardare i libri, cerco le novità ma anche quelle che non lo sono più. Sono una di quelle lettrici che invadono casa di libri, ne compro in continuazione anche se ho già altre letture prese in precedenza. Amo il mondo dei libri e dell'editoria ed è per questo che la mia più grande aspirazione è entrare in una casa editrice e lavorarci. Io continuo a sperare!

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